Italia: apripista o fanalino di coda?

L’Italia è ad un bivio: potrebbe essere l’apripista di un profondo e necessario rinnovamento o finire in un baratro che la colloca tra Grecia e Cipro. La società uscita dal dopoguerra ha sviluppato un “welfare state” costoso, che per essere mantenuto e per creare e consolidare il consenso ha dato vita a spese inutili per uno Stato pesante, ingessato e clientelistico incapace di rinnovarsi, di investire e di pensare al suo futuro. Il rinnovamento in atto – se riuscisse – potrebbe essere una svolta epocale dove si va a tagliare dove costa e non giova, per lasciare dove costa e serve: sanità, educazione, servizi pubblici utili al cittadinoe innovazione. Se il progetto di un governo di rinnovamento va in porto – non solo abbandonando il progetto di aerei costosi (che sono il simbolo di spese frutto di scambi di favori internazionali) e di infrastrutture inutili (si veda la Tav) ma andrà ad incidere su enti inutili, società miste inutili, organismi intermedi inutili, parlamentari inutili, fino ad arrivare ad uno Stato snello nella struttura e non nelle funzioni – allora l’Italia ce la potrà fare. Non si tratta di demolire lo “Stato sociale” come sta avvenendo da qualche anno, ma di permetterne la sopravvivenza “risparmiando” là dove si tiene in piedi una struttura di clientele e di favori incrociati: una macchina amministrativa scandalosa ed inefficiente che paga redditi milionari a manager incapaci. Continua a leggere

Spero di sbagliarmi

Spero di sbagliarmi e scoprire che gli anatemi contro i senatori del movimento cinque stelle che hanno votato Grasso al senato facciano parte della commedia e in realtà non siano spinti da Beppe Grillo a lasciare il movimento. Se così fosse il problema diventa serio. Forse esagero ma c’è un film dal titolo “l’onda” che racconta come un insegnate di liceo dimostri come sia possibile ridare vita ad una dinamica come quella che ha fatto nascere lo spirito totalitario in Germania. L’identità interna, il rigore, i simboli condivisi, la purezza delle idee, l’intransigenza rispetto al mondo esterno, il concetto di amico/nemico (amico chi è dentro, nemico chi è fuori) e poi ancora, il bisogno forte di appartenenza, di avere una guida, qualcuno che ti spiega cosa è bene e cosa è male, che ti offre un “pacchetto” di interpretazioni della realtà già pronto all’uso, così da avere un aiuto nella difficile navigazione nel mare della modernità ma ancor più difficile della politica.  l'ondaEcco, all’orizzonte – ma spero di sbagliarmi – si profilano in filigrana, alcuni tratti settari e autoritari del leader del movimento che vuole decidere tutto, che non ha fiducia nei suoi, che si sente anche lui ahimè proprietario del consenso che ha creato (ci ricorda qualcuno?) e che agisce in modo semplicemente antidemocratico all’interno del suo gruppo. Continua a leggere

Un piccolo passo per il PD, un grande passo per il rinnovamento

Che dire, quando le nebbie calano e l’epoca è difficile, procedere a piccoli passi aiuta. Passare dai grandi proclami di principio fino all’annusare il profumo dei legni degli scranni del senato a volte fa fare ragionamenti pratici sul destino del proprio paese. Dietro l’imponente macchina grillesca ci sono  donne e uomini che pensano, ragionano e valutano. Questo fa ben sperare per il prossimo e più cruciale passaggio: il varo del governo. Se si transita tra le aguzze rocce della fiducia presentando un governo di personalità di alto profilo non ci sono ragioni di principio che terranno di fronte alla grande responsabilità che grava sulla testa dei nuovi senatori del movimento cinque stelle. Certo un brivido lungo la schiena gli italiani lo staranno sentendo, ma il momento è così. Vediamo l’aspetto positivo di rinnovamento e incrociamo tutto quello che si può incrociare. Il resto è una burrasca.senato

La fine dell’impero

I rappresentanti della “destra” italiana che assediano il palazzo del potere giudiziario per chiedere di “sospendere” il corso della giustizia. Un fatto grave. Perché mai questo gesto estremo? Perché siccome il loro capo-padrone, promettendo denaro in contanti ai cittadini (la restituzione dell’Imu),  ha raccolto il voto disperato e inconsapevole dei sofferenti della crisi, adesso avrebbe diritto ad una sospensione “ad personam” del regolare corso della giustizia poiché legittimato dal voto popolare, anche se il crollo del suo consenso è di circa oltre sei milioni di voti. Cosa sarebbe oggi la destra berlusconiana senza le promesse di togliere e restituire l’imu pagata, senza le promesse di eliminare l’Irap, rimodulare l’Irpef? Forse sarebbe anche lei un prefisso telefonico. Lo sanno loro meglio di tutti che erano protesta-pdl-1promesse irrealizzabili poiché altrimenti lo avrebbero fatto quando la crisi non mordeva così acuta, Ma non potevano allora e men che meno oggi. Una promessa che è stata tattica e marketing il cui esito è trascinare un gruppo di disperati alla sceneggiata da commedia dell’arte davanti al palazzo di giustizia di Milano. Peccato che in quel gruppo comparivano due ex ministri guardasigilli, vari ministri della Repubblica e sottosegretari. Scenari da fine dell’impero mentre a fatica si vede la nascita del nuovo, là dove il movimento cinque stelle mostra almeno il dubbio di possedere un profilo alquanto settario: nessuna contaminazione con il nemico, nessun dialogo e compromesso, posizione rigide, obbedienza ai capi, intransigenza e indisponibilità assoluta.
L’Italia si scuote dal proprio sonno ventennale ma il risveglio non sembra essere né semplice né indolore.

Ci vuole coraggio per sognare

Ci vuole coraggio per uscire dall’angolo dove il vincente perdente Bersani si è ritrovato. E lui sembra provarci. Governare chiedendo i voti al movimento cinque stelle sarebbe la vera novità in Italia. Per fare cose serie, che incidano nel profondo la staticità di questi anni. Solo così se ne può venire fuori. Il Pd insegna ai giovani neofiti del M5S a stare al tavolo del potere e loro imparano la democrazia votando i provvedimenti coraggiosi che cambino finalmente la geografia profonda delle nostre male abitudini, dei privilegi, della vecchiezza di istituzioni che non funzionano e non servono (si vedano tutte le società partecipate e non che distribuiscono soldi pubblici). Così si può rinnovare davvero e nel profondo un’Italia stanca e stremata da vent’anni di cattivi governi.Grillo Bersani

Bersani, se ce la facesse, ribalterebbe la sua posizione di sconfitto, che in realtà – Rebus sic stantibus – dovrebbe solo dimettersi. Ha un solo gesto che potrebbe salvare se stesso e noi tutti. Continua a leggere

Nuvole all’orizzonte

Vedo brutti segnali che si affacciano all’orizzonte. Che si sommano alle prospettive incerte dell’esito della consultazione elettorale del 24 febbraio.

La vendita del canale tv La7 sta avendo una sospetta accelerazione e sembra che il compratore sarà un amico di B. Ma proprio non riusciamo ad avere un politeismo dei punti di vista?vento

Il cardinale Scola incontra il Papa dimissionario e viene dato tra i papabili. Ma non basta lo strapotere che Comunione e Liberazione ha in Lombardia e in Italia? E non sono sufficienti gli scandali legati alla gestione ciellina di Formigoni alla regione?

Dopo che abbiamo constatato che il sistema “tangenti” è più florido e vitale di prima dobbiamo proprio piegarci una volta ancora alla volontà di poteri autoreferenziali a cui non sta certo a cuore il bene dei cittadini anonimi?

Spero in un vento forte di maestrale che disperda le nuvole e faccia una bella pulizia delle incrostazioni del potere…… Buon vento!

Totally correct

Questa è coerenza: Berlusconi che vuole comperarsi il consenso ipotecando il futuro dei nostri figli. Ecco la quintessenza del berlusconismo risvegliato dopo mesi di sonno forzato. “Vi pago con il vostro futuro, voi mi date il consenso per l’ennesima volta e io vi restituisco l’Imu che Monti (grazie  a me) vi ha prelevato”.  Poco importano le conseguenze. Al di là del fatto che la sua credibilità è pari a zero, il significato di questa equazione è semplicissima: non importa come la pagheremo questa promessa – se in termini di un’ulteriore acuirsi della crisi, di instabilità nel contesto internazionale, di attacchi finanziari o di rischio di fuoriuscita dalla zona euro, etc. – l’importante è avere il potere con la p maiuscola e poter disporre delle leve che gli impediscano di andare  a rispondere delle sue malefatte davanti alla giustizia e di tutelare il suo patrimonio personale. Siamo arrivati al parossismo.  Ma se da una parte da uno come Berlusconi potevamo aspettarcelo, quello che dovremo verificare nei prossimi giorni è su quanti italiani, questa proposta farlocca farà effetto. Se le percentuali crescono allora significa proprio che non abbiamo speranza e non ci resta che migrare in qualche paese più civile, dove esiste ancora un’idea di bene comune, di progetto sociale per il futuro, di nozione di politica con la p maiuscola e una qualche forma reale di solidarietà. Buon viaggio a tutti.

Perché voto Bersani

Ho votato alle primarie del centro-sinistra e voterò al secondo turno per Pierluigi Bersani.  Bersani non rappresenta certo il nuovo, la discontinuità, la rottura con il passato e neanche una novità di progetto. Allora perché votarlo? Innanzitutto non per forza e non necessariamente, il nuovo, la novità, la discontinuità portano con sé il germe del buono per l’Italia e lo abbiamo anche visto nel ’94 con la “discesa in campo” dell’imprenditore “salvatore”.   Il nuovo ci è costato 17 anni di degrado e decadenza. Bersani rappresenta – almeno ai miei occhi – esperienza, tenacia, onestà e pragmaticità. Non servono salvatori della patria,  rottamatori dell’ultima ora, imprenditori imprestati alla politica,  uomini di successo o  della “provvidenza. All’Italia serve una persona onesta, con esperienza di mediazione, tenace nel perseguire una politica nazionale che deve interfacciarsi strettamente con quella europea e con la condizione generale dell’economia mondiale. Continua a leggere

Tra l’incudine (Monti) e il martello (Berlusconi)

Volevo scrivere qualcosa sul tema dell’alienazione dell’esperienza e sulla libertà questa mattina. Qualcosa che parlasse di quanto sia difficile fare un’esperienza forte, autentica e completa della vita, chiusi come si è in strutture vincolate del lavoro, dello studio, degli obblighi, delle consegne e del riuscire a “funzionare” nel contesto della modernità. E magari anche lanciare anche qualche idea su come “aprire” nuove finestre e prospettive per allentare  la morsa degli obblighi. Ma il risveglio è amaro: il signor Berlusconi ha detto che non ci lascerà liberi: vuole occuparsi del pianeta giustizia, vuole restare, indugiare sul campo di battaglia. Lo hanno condannato e quindi deve tenere in ostaggio l’Italia per sistemare il suo problema e, per ricaduta diretta, anche quello del suo impero economico. E lo deve fare da un posto di comando, tutelato dall’immunità parlamentare, piegando il paese ai suoi problemi. La tensione della divaricazione tra la rabbia che ispira fenomeni alla Grillo e l’ottusità di un paese che non riesce a svegliarsi dal brutto sogno di diciassette anni di interessi particolari crea un potenziale esplosivo inquietante. Tra l’incudine Mario Monti che in nome dei diktat della finanza mondiale opera nella carne viva degli italiani cercando di rendere appetibile il nostro debito pubblico al mondo e il martello Silvio Berlusconi che spadroneggia sulla cosa pubblica per fini personali, c’è di che restare basiti e sconsolati definitivamente. Continua a leggere

Rottamiamo il fallimento non le persone!

Sarà una questione di stile forse, ma l’idea di rottamare qualcuno solo perché “abita” il parlamento da molti anni è una trovata “spot” alla Berlusconi: fa effetto, si vende bene, piace alla gente che piace e fa innovazione nei salotti. Si rottamano le cose che non vanno più ma forse neanche poiché andrebbero piuttosto riciclate. Si chiede un passo indietro se non si hanno più idee, se non si riesce a realizzare un progetto, un programma, un rinnovamento, se non si è riusciti nel proprio compito,  ma non ce la si prende con l’anagrafe. Ci sono giovani nati vecchi, privi di energia ed entusiasmi, spaventati dalla vita e senza bussola. Ci sono le giovani Minetti e i giovani “Trota”  che spaventa solo nel vederli dov’erano. Se Veltroni e D’Alema non sono riusciti nel loro progetto allora ha senso chieder conto del loro operato e dei compromessi accettati o degli errori compiuti. Ma non chiedere un passo indoetro a tutta la dirigenza. Continua a leggere