Qualcosa non torna nel dibattito attuale intorno alla richiesta dei magistrati di Taranto di sospendere le attività pericolose dell’acciaieria Ilva. La contrapposizione è tra chi vuole salvaguardare il lavoro a tutti i costi e chi, volendo tutelare la salute di lavoratori e popolazione, chiede la sospensione e la bonifica delle aree inquinate. Non torna il fatto che questi siano i reali termini della questione. La salute dei cittadini non può essere sacrificata e svenduta in nome dell’industria italiana. Non è possibile pensare che per mantenere vivo un polo produttivo – benchè strategico e fondamentale – si debbano sacrificare un certo numero di vite umane. Ancor meno pensare che per poter stare sul mercato e garantire profitti all’impresa bisogna “risparmiare” sui processi industriali evitando di spendere le cifre adeguate a mettere in sicurezza l’azienda e modernizzarla per renderla compatibile rispetto all’area in cui risiede.
Continua a leggere