Festeggiamo il venticinque aprile eppure, dopo più di mezzo secolo l’unica cosa buona che si possa dire è che non abbiamo avuto più guerre tra paesi europei. E non è poco! Ma la disuguaglianza in Italia è cresciuta in modo insopportabile, la distribuzione del reddito ha raggiunto livelli tali per cui il 10% della popolazione detiene il 50% della ricchezza. Questo non solo grida vendetta per l’ingiustizia che rappresenta, ma è una delle ragioni per la quale la domanda interna per consumi sta arretrando a livello di trent’anni fa e questo alimenta la recessione economica nel nostro paese. La combinazione di mercato libero, finanza sfrenata, politica miope ed egoista, ha generato una miscela esplosiva che sta avvelenando la vita del nostro paese. Il bene comune nessuno sa più cosa sia nella politica e resta tema di discussione colta tra intellettuali e utopisti. La politica si annulla nella sua insopportabile contrapposizione per il potere, senza proporre progetti di società, cosi ché l’Italia scivola lentamente verso una dimensione di arretratezza fatale, raggiungendo pericolosamente punti che possono essere di non ritorno rispetto ai paesi europei, ma soprattutto rispetto ai paesi emergenti. Serve una nuova liberazione, un nuovo 25 aprile fatto di impegno. Non si può più dire: “quelli di destra e quelli di sinistra”. Destra e sinistra siamo noi e come i partigiani della seconda guerra mondiale dobbiamo, casa per casa, giorno dopo giorno, liberarci nuovamente dalle orribili condizioni in cui la cattiva cultura civica e di riflesso, la cattiva politica ci hanno gettato. Non possiamo più gridare: “liberateci!”, ora serve dire “Liberiamoci!”