Il partito/movimento/setta di Grillo è certamente una forza di destra. C’è voluto un po’ di tempo per capirlo ma ora è chiaro. Dall’altra parte il partito padronale di Berlusconi è un’anomalia che nessun paese del mondo ci invidia.
Entrambe queste due forze anomale che abitano la nostra democrazia acciaccata tengono banco, occupano la scena impongono l’agenda e spiazzano l’elettore inconsapevole con le girandole di trucchi, bugie, forzature ed escogitazioni bizzarre.
La setta di Grillo non possiede democrazia interna, in nome di un cambiamento radicale estremo e a somma zero (o tutto o niente), spadroneggia tra insulti, censure interne e litigi puerili senza aver provocato e stimolato nessun cambiamento. Il blocco dell’anomala destra italiana, innamorata del proprio leader carismatico, si aggrappa ai vetri dell’ingegneria giuridica per salvare un pregiudicato dalla decadenza dal suo ruolo di senatore e attore pubblico con manovre che fanno sorridere uno studente di giurisprudenza. Al centro di questa tenaglia l’unico partito con la p maiuscola, il partito democratico, si arrabatta con “antiche” procedure di dialogo interno, primarie, democrazia, confronto, che agli occhi degli italiani paiono procedure obsolete e prive di senso. Questa è l’anomalia italiana, dove dirigenti leghisti tra cui un ex ministro pluri-dimissionario si permettono di insultare un ministro in carica senza che nessuno dica niente. E intanto un claudicante governo dalle larghe incertezze, galleggia su piccoli provvedimenti senza saper mettere mano ai veri problemi del bel paese. Perché per riformare questo paese, oltre alla volontà politica di una maggioranza monocolore, servirebbe anche una volontà del paese stesso, che langue ripiegata sul proprio interesse particolare e non sa più vedere il futuro e respirare il senso di un progetto sociale per il bene comune.