Mai come oggi le differenze tra la casta dei politici e il mondo del ceto medio che sprofonda alle soglie della povertà risultano stridere duramente nella coscienza dei tanti milioni di italiani in difficoltà. Non è solo la politica intesa come i novecentocinquanta circa fra deputati e senatori ma tutta la galassia di funzionari, di società inutili create per dare rifugio ai mille “trombati” alle elezioni di ogni partito politico, agli enti intermedi e società miste o pubbliche che drenano denaro per mantenere in vita un sistema di privilegi.
La politica appare oramai come un’ enclave di privilegio con regole proprie e dove chi arriva ad occupare un posto si sente “arrivato”, protetto, tutelato e privilegiato.
Ciò che è difficile immaginare, è che questa operazione di sfoltimento, ripulitura e riduzione importante di spesa della pubblica amministrazione possa essere fatta proprio da chi ci vive dentro.
Come fa un politico a decidere di tagliare il ramo sul quale è seduto? Ci vuole un iper-politico, oppure un super-politico, un super-uomo dai super poteri che abbia dei super valori e una super capacità.
Forse, in attesa di un nuovo messia della pubblica amministrazione, meglio mettersi in coda per un posticino di amministratore pubblico, magari, se va bene con un po’ di pazienza e di carriera arriva anche un ruolo di responsabilità e poi, con una spintarella e un po’ di faccia tosta magari anche un posto in parlamento e così poi la vita diventa bella veramente, tra rimborsi e vitalizi il paradiso è in terra e se gente come Scilipoti e Razzi ce l’hanno fatta perché non possiamo sperare di riuscirci anche noi mortali?