Arrivano le primarie e come a Natale, fioccano le promesse, le buone intenzioni, i programmi, i sogni, le nuove architetture istituzionali, le riforme, le volontà e i desideri.
E l’elettore riattiva il lumicino quasi spento della speranza, ma a volte è talmente fioco che si spegne prima di ritrovarlo.
Il disincanto per la politica è forse ad uno dei punti più alti della storia repubblicana, schiacciati tra la crisi e l’incapacità della politica di decidere.
Le parole vanno, volano (verba volant) e i fatti non si vedono.
Se nei prossimi giorni arriverà in parlamento l’abolizione del senato e una legge elettorale a doppio turno come quella francese, allora starà a significare che qualcosa si muove. Ma poi bisogna metter mano alla redistribuzione della ricchezza. C’è qualcuno in Italia che ha la forza e soprattutto la volontà di farlo? Una società fortemente disuguale non va molto lontano e rischia di trascinarsi nelle sabbie mobili del conflitto sociale e della stagnazione economica.