Una brave riflessione sulla mia fuga dall’Italia

Gli ultimi giorni della mia vita li ho passati svegliandomi in un letto che non è mio, in una stanza che condivido con un ragazzo che è nella mia stessa situazione labile, fragile e precaria e in una città che dista più di mille chilometri da casa.
Una città in cui si parla una lingua ostile ed avversa, una città perennemente coperta da uno strato di ghiaccio odioso e invincibile e una città in cui le persone che conosco si contano sulle dita di una mano.

Ogni singolo giorno mi sveglio e guardandomi allo specchio mi chiedo cosa ci faccia qui. Cosa stia cercando.
Cosa mai potrei trovare di meglio a Berlino rispetto al piccolo paese da cui provengo.
Perchè abbia dovuto lasciare tutto per sentirmi felice con me stesso.

Poi, in un momento di nostalgia, decido di dare un’occhiata al sito di VareseNews per scoprire cosa stia succedendo a casa.
E proprio su questo sito così familiare leggo che un ragazzo che personalmente non conosco, ma la cui fama lo precede, oltre ad avere un lavoro pagato dodici-e-dico-dodici mila euro al mese, adesso sarà anche candidato per non so quale elezione in non so quale circoscrizione.
Con la strada bella spianata verso un futuro già scritto.

Ed è proprio per questo che, esule dall’Italia, ogni mattina mi sveglio felice.
Sapendo che il letto in cui dormo non sarà mai mio, ma nessuno me lo ruberà solo perchè figlio del politico di turno.