Dai, qualcosa è migliorato in Italia. Berlusconi aveva preso il potere per tutelare i propri affari e ha fatto dello Stato una sua carrozza personale imbarcando “nani giganti e ballerine” (è solo un modo di dire, molto rispetto per tutte e tre le categorie) in tutti i posti chiave della complessa macchina statale. Risultato: un flop gigantesco, nessuna politica, nessun progetto, nessuna visione di insieme della società se non le tristi immagini da basso impero che tutti conosciamo al suo epigono.
Matte Renzi invece ama il potere ma non per farne un uso personale e interessato in termini di benefici economici. Quello no. A lui piace il comando, la concentrazione di potere e in modo spregiudicato va a prendersi i voti dove ci sono: sinistra e soprattutto a destra. Matteo Renzi non fa politiche social-democratiche, di sinistra. Non è un uomo di sinistra anche perché l’Italia non è di sinistra e se vuoi il potere, se vuoi comandare devi essere un centrista “democristiano”, come lo è lui. Ma, astuto come una volpe, prima ha scalato il partito democratico e poi il potere per arrivare al governo, senza alcuna legittimazione popolare.
Fa meglio di Berlusconi le politiche liberiste, amico della finanza che conta e del capitale, crede ancora che la crescita e il benessere della società debbano venire solo dalle imprese che producono scaricando le incertezze e le precarietà sulle classi più deboli: lavoratori dipendenti, operai, pensionati: la colonna che sorregge le spese della macchina statale. Non va a prendere gli evasori, non tassa il capitale, non sorregge la domanda aggregata per la via dei consumi privati e non lavora per incrementare le naturali vocazioni italiane alla cultura, turismo, enogastronomia, etc. Annuncia e scappa e fa della velocità il suo stile senza accorgersi che oramai questa tecnica non convince più quel popolo di sinistra che si aspettava più giustizia sociale, una distribuzione più equa del reddito, più attenzione all’ambiente, più investimenti profondi che rendessero il nostro paese più competitivo dopo anni di svalutazioni competitive usate come doping all’economia.
Dai, va un po’ meglio, non parliamo più di “bunga bunga” e non vediamo le corna nei consessi internazionali o i cucu alla Merkel, non siamo obbligati ad ascoltare Bondi o la Rapetto in Tv e forse, in un’epoca minimalista, da rassegnati collettivi che siamo, forse può bastare, ahimé.