Crescere figli al tempo dell’illegalità

Certo essere rigorosi, eticamente irreprensibili, corretti,  onesti e rispettosi del costume e delle leggi è una via maestra, non si sbaglia seguendola. Ma viene il dubbio di essere un po’ naif, un po’ tontoloni, un po’ “old fashioned”, insomma ci si sente un po’ fuori dalla storia.

In Italia i binari sono altri sia per la sopravvivenza che per il successo: raccomandazioni, conoscenze, evasione, elusione, furberie, accordi sotto banco….. Questa è diventata la cifra del vivere. Così la tensione tra sani principi etici di correttezza e rigore sembra esplodere con la prassi furbesca dell’arte di arrangiarsela nel “migliore” dei modi che coincide esattamente con l’infrazione regolare, costante e continua delle regole, dei principi e delle norme.illegalità

Allora quale dovrebbe essere l’insegnamento da impartire ad un figlio? Sempre e ancora l’obsolescente correttezza oppure la scaltra arte di cavarsela in “questo” mondo?

Il dubbio emerge in modo prepotente e il conflitto sembra risolversi dicendo ad un figlio: “impara le lingue, studia con serietà e preparati a partire”. Andarsene in paese dove la soglia dell’illegalità e del malcostume sono ancora “accettabili” – ammesso che lo possano essere in qualche modo -.

Ma crescere i propri figli con l’idea che per vivere bene devono lasciare il nostro paese è il vero fallimento della politica, ed è un fallimento epocale e generazionale.

L’indignazione non basta più, la fuga diventa l’ultima virtù.

Governo inutile…….. al paese

Non mi si dica che non si trova una maggioranza trasversale per disegnare una legge elettorale che possa consentire il popolo italiano di andare a nuove elezioni in tempi rapidi perché non ci credo.

Forse non c’è la volontà politica poiché gli uni si appoggiano agli altri tenuti insieme dalla paura del voto. Di Gregorio

Il governo attuale non è di “larghe intese” ma di “ampio compromesso” e a fare compromessi su tutto si smarrisce il progetto e l’idea di governo. L’Italia necessita scelte coraggiose,  decisive e soprattutto un progetto e un’idea di società che questo governo di compromesso non è in grado di produrre, trascinando così il paese nell’immobilismo e  nello scoramento totale della maggioranza degli italiani.

In più un giorno si e l’altro pure le minacce aleggiano sulla tenuta del governo essendo alleati di colui che è sospettato aver compiuto un vero e proprio colpo di Stato comperando senatori per fare cadere il governo Prodi. Legge elettorale subito ed elezioni immediate! Cos’altro?

La scorciatoia dell’amnistia

droghe leggerePer risolvere il problema delle carceri basterebbero due mosse semplici semplici: abolire le due leggi vergogna come la Bossi-Fini sul reato di clandestinità  e la Bossi-Giovanardi che equipara droghe leggere a quelle pesanti, mandando in galera migliaia di piccoli spacciatori e consumatori di droghe leggere e poi fare qualche investimento di opere pubbliche in carceri moderni ed efficienti.

Così difficile?

Fermare la disperazione non i disperati

Il sindaco di Gemonio fa il suo gesto dimostrativo contro la giornata di lutto. I giornali e telegiornali vendono le immagini della morte a ciclo continuo. I politici si alternano rimpallando le colpe tra destra e sinistra e tra responsabilità locali e ruolo dell’Unione Europea. Tra qualche giorno nessuno si ricorderà più del dramma, se non le famiglie e gli amici delle vittime del naufragio. Lampedusa

Ma tra una polemica e l’altra, un gesto dimostrativo e l’altro il problema resta uguale a se stesso: la divaricazione di reddito e di condizioni di vita tra nord e sud del mondo sta diventando insostenibile. Il benessere dei paesi ricchi riposa sullo sfruttamento delle risorse e della manodopera dei paesi poveri. I fenomeni migratori sono spesso la risposta a guerre civili, guerre sanguinose, dittatori efferati, povertà estrema e condizioni insopportabili delle popolazioni. O si decide, tutti insieme, destra e sinistra, paesi mediterranei ed UE di avviare una politica globale sul tema delle condizioni dei popoli che si affacciano sul mediterraneo oppure rimarremo intrappolati nelle chiacchiere inutili, nello sgomento sordo e nel dramma che toglie le parole e offusca la mente.

Se non si risolve il problema alla radice,  dove il problema si forma, allora il problema ci seppellirà. Non è rifiutando una nave di disperati che potremmo stare meglio nel nostro paese. Quella nave avrebbe tentato di arrivare in Spagna o in Grecia, a Malta o Cipro oppure sarebbero partiti con camion o in qualche altra maniera. La disperazione non ferma nessuna. Il problema è fermare la disperazione, non i disperati.  Non si tratta di essere buonisti o cattivisti, perché entrambe gli atteggiamenti sono miopi e perdenti. Si tratta di dimostrare di voler capire e agire di concerto, fuori dal proprio egoismi e dal proprio interesse particolare, ma sembra che questo tipo di politica di ampio respiro e a largo raggio, non sia di questa nostra terra.

Questo Papa qua

Molti cominciano a pensare che questo Papa rischia troppo nell’essere così tanto Francesco. Parla di temi importanti in modo efficace e sincero, vuole riportare la chiesa di Roma su di un cammino originario nel solco del vangelo, condanna i comportamenti mondani, egoistici, il capitalismo predatorio, l’indifferenza , la ricchezza in quanto tale, il profitto sterile. Sembra un marziano per tanta forza in cui il suo messaggio irrompe nella nostra società secolarizzata. Papa Francesco

Sembra, dai primi passi, che la chiesa si stia rinnovando per davvero e da tempo non si sentiva una voce così autorevole, coerente e compatta nello smascherare le contraddizioni del capitalismo occidentale, delle sue malefatte, contraddizioni e sperequazioni che crea, fuori e anche dentro la stessa chiesa, introducendo trasparenza nella sua banca, lo Ior, chiedendo di utilizzare le strutture dei conventi disabitati per ospitare i profughi e i diseredati del mondo, rimproverando anche la sua gerarchia da comportamenti eccessivamente mondani e introducendo parole che sono la rivoluzione della normalità per una chiesa che si voglia tale.

E tutto il mondo resta basito di fronte alla normalità del suo messaggio che diventa dirompente solo perché il mondo è cambiato e la chiesa stessa si è fermata diventando estranea ai più, incomprensibile nelle sue posizioni teologicamente rigide e lontana dai più umili e più deboli, tutta protesa a salvaguardare i principi teologici di una logica interna rigorosa quanto sterile e a seguire le logiche di mercato facendo profitto dalle proprie strutture immobiliari e da alcune delle proprie attività interne (musei, visite guidate, vendita materiale religioso, etc). Nonostante esista sempre una chiesa di aiuto e di supporto, l’immagine della chiesa degli ultimi anni è stata di un’organizzazione lontana dalle persone e dal mondo, fatta di apparato, interessi e rinchiusa nella propria logica essa stessa secolarizzata.

Un Papa come Francesco sembra essere  una minaccia più  per la chiesa stessa, per i suoi apparati e  per la sua gerarchia,  piuttostoche che per la sua teologia e così tanto benefico per il mondo intero,  che ci auguriamo un lungo pontificato che possa proseguire la dirompente novità, annunciata in quel “buona sera” la notte della sua elezione. Coraggio Papa Francesco!

Senza vergogna

Sarà forse il gran finale, ma che tutti i mezzi di informazione mettano in onda il video di un pregiudicato che spara a zero su uno dei poteri dello Stato, che aggredisce il più grande partito dell’arco costituzionale, che lancia invettive, promesse e pontifica con menzogne e ricostruzioni fantasiose, lo trovo scandaloso. Allora diamo diritto di replica a tutti, pregiudicati e non, ma coloro che non sono pregiudicati dovrebbero avere il doppio del tempo. Perché questo regalo pubblicitario a costo zero?Senza vergogna

Perché invadere lo spazio pubblico con le menzogne di un pregiudicato? Perché il servizio pubblico diventa complice del malfattore tediandoci con le sue litanie consunte? A che titolo quest’uomo può entrare ancora nelle nostre case ad abbaiare le sue storielle quando è stato dichiarato un frodatore proprio dello Stato?

Per citare Fellini: “Eppure io credo che se ci fosse un po’ di silenzio, se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire”.

Lo Schettino d’Italia

In questi giorni, in cui la nave da crociera Costa Concordia, è stata risollevata dalla perizia, dalla volontà, dal talento e dalla determinazione di uomini di buona volontà, viene spontaneo fare un’analogia tra l’Italia di Berlusconi e la Costa Concordia di Schettino. Berlusconi sta all’Italia come il capitano Schettino sta alla nave; ognuno per interesse personale, vanagloria, prepotenza ed ignoranza ha portato la propria imbarcazione di cui era al comando a naufragare sulle rocce, in modo tanto imprudente, quanto spericolato. E mentre la Costa Concordia si risolleva, l’Italia stenta a muoversi poiché lo Schettino italiano è ancora sul ponte della nave. Solo in queste ore, lentamente, con fatica, le forze sane del paese cominciano a reagire per porre fine a vent’anni di abusi della ragionevolezza.B & S

Ora è venuto il tempo di dire basta, di occuparsi di altro, di chiudere il capitolo e provare a discutere di argomenti importanti, basta parlare dell’esercito servile di yes man and woman, basta parlare del cagnolino Dudu e della fidanzata trentenne, basta parlare di pitonesse e di falchi, basta parlare di un miliardario che ha occupato con i suo interessi lo spazio pubblico e gli interessi pubblici.

Vorrei svegliarmi domani mattina sentendo parlare un altro linguaggio, trattare di altri Costa 2temi, vedere altre facce e sapere che da qualche parte ci sono quelle persone e talenti che hanno saputo rimettere in piedi il più grande relitto che la storia della navigazione abbia conosciuto. L’Italia è un po’ come la Costa Concordia e finalmente lo Schettino, truffatore e furbetto, è stato accompagnato sul viale del tramonto, ora abbiamo bisogno di una grande squadra che rimetta in piedi il paese ma per navigare e non per rottamarlo.

La “normalità” debole tra “anomalie” forti

Il partito/movimento/setta di Grillo è certamente una forza di destra. C’è voluto un po’ di tempo per capirlo ma ora è chiaro. Dall’altra parte il partito padronale di Berlusconi è un’anomalia che nessun paese del mondo ci invidia.

Entrambe queste due forze anomale che abitano la nostra democrazia acciaccata tengono banco, occupano la scena impongono  l’agenda e spiazzano l’elettore inconsapevole con le girandole di trucchi, bugie, forzature ed escogitazioni bizzarre.G&B

La setta di Grillo non possiede democrazia interna, in nome di un cambiamento radicale estremo e a somma zero (o tutto o niente), spadroneggia tra insulti,  censure interne e litigi puerili senza aver provocato e stimolato nessun cambiamento. Il blocco dell’anomala destra italiana, innamorata del proprio leader carismatico, si aggrappa ai vetri dell’ingegneria giuridica per salvare un pregiudicato dalla decadenza dal suo ruolo di senatore e attore pubblico con manovre che fanno sorridere uno studente di giurisprudenza. Al centro di questa tenaglia l’unico partito con la p maiuscola, il partito democratico, si arrabatta con “antiche” procedure di dialogo interno, primarie, democrazia, confronto, che agli occhi degli italiani paiono procedure obsolete e prive di senso. Questa è l’anomalia italiana, dove dirigenti leghisti tra cui un  ex ministro pluri-dimissionario si permettono di insultare un ministro in carica senza che nessuno dica niente. E intanto un claudicante governo dalle larghe incertezze, galleggia su piccoli provvedimenti senza saper mettere mano ai veri problemi del bel paese. Perché per riformare questo paese, oltre alla volontà politica di una maggioranza monocolore, servirebbe anche una volontà del paese stesso, che langue ripiegata sul proprio interesse particolare e non sa più vedere il futuro e respirare il senso di un progetto sociale per il bene comune.

Globalizzazione del gusto e artigiani locali

Non farò nomi e non farò pubblicità, ma essendo varesino di nascita anche se non più residente, mi capita ogni tanto di ripassare per il centro di Varese e notarne i cambiamenti. L’estate indugia e le gelaterie proliferano e fanno affari. Ho notato così che un tempo il gelato non era così buono, così curato, così gustoso e variato. Così, comperato il mio gelato in un ameno pomeriggio Varesino, il pensiero è decollato mettendo a fuoco il contrasto tra globalizzazione del gusto e valorizzazione del prodotto artigianale locale.

Non conosco bene tutte le realtà artigianali della nostra provincia ma mi sono accorto di un dato molto interessante: più le multinazionali spadroneggiano comperando piccoli produttori, uniformando i marchi, decidendo mode e stili di consumo e di vita, e gelatodiventando la misura e la cifra dei consumi, più le realtà locali involontariamente, come un anticorpo che reagisce al virus, si specializzano, recuperando qualità, ingredienti di valore, lavorazioni e procedure che vanno verso l’esatto contrario della standardizzazione del gusto. Piccoli produttori di birra artigianale, piccoli produttori di gelato e immagino una miriadi di imprenditori e di artigiani scoprono il piacere della qualità, del gusto, del pezzo curato e dell’unicità del proprio talento. L’offerta si divarica così tra lo strapotere del capitale delle multinazionali che controllano vita, stili e gusti mettendo negli scaffali prodotti tutti uguali e la reazione virtuosa delle realtà locali che si accorgono che il prezzo senza la qualità, cammina con le sue gambe, ma non va molto lontano. La corsa quindi al recupero del d.o.c. del prodotto di qualità, del prodotto che nasce nelle condizioni esclusive di una regione per il suo clima, la sua esposizione geografica e le capacità artigianali di una manodopera qualificata diventa vincente, anche se forse lenta e difficoltosa la sua affermazione. Alla fine, dopo la grande abbuffata di docprodotti di massa per tutti, depotenziati di gusto e di qualità, forse il tempo è venuto perché le tradizioni tornino ad insegnare la cura, la laboriosità dei processi, la complessità delle lavorazioni che producono gusto e piacere del consumo. Un segno positivo nella desertificazione causata dallo strapotere dei grandi produttori e della grande distribuzione e delle grandi corporations che comandano su tutto e su tutti.

La triste “Coppa America”

Termina “l‘avventura” della barca italiana “Luna rossa” nella sfida per la Coppa America di vela, sconfitta dai neozelandesi. Succede, certo, ma cosa rimarrà di questa edizione delle selezioni per la sfida per la famosa coppa? Liti, avvocati, ricorsi, proteste, ahimè un morto, la supremazia della tecnologia sulle abilità e una vagonata di milioni di euro spesi per uno spettacolo da formula uno del mare.coppa america

Una coppa america triste, forse poco seguita e poco entusiasmante, dove vincono i martinetti idraulici, le pompe, le centraline elettroniche e i software. E’ questa la vela di oggi oppure è la vela che si è piegata alla supremazia di una tecnologia tirannica che schiaccia l’uomo fino ad ucciderlo per la pericolosità di queste macchine da velocità che nulla hanno di aggraziato?

Si tratta ancora di una metafora della modernità, dove la tecnologia la fa da padrona e dove l’uomo è un informatico che parla con un ingegnere che si arrampica sulle vette dei materiali più spinti ed estremi. E in tutto questo gli uomini sono dei funzionari che devono tenere a bada la complessità tecnica e dove vince l’efficienza e non l’abilità. coppa america 2

Non serve la velocità nella vela, ma serve costruire belle barche, molto simili dove si confrontano timonieri esperti ed equipaggi affiatati, per mostrare che la filosofia dell’andare per mare è tutt’altro: vento, silenzio, intesa di persone, regolazioni fini e destrezza, sicurezza e passione. Non abbiamo assistito a nulla di tutto questo e non ho cercato neanche di vedere le competizioni. Un triste spettacolo che ha sepolto uno sport meraviglioso, per fortuna lasciato ancora nelle mani degli umili diportisti.