Mala tempora currunt ……(sed peiora parantur )

In Francia spesso si arrabbiano e scendono in piazza, protestano sonoramente, noi no. Da forse più di quarant’anni non si vedono più movimenti di protesta. Il cambiamento non sembra più venire dai movimenti collettivi, dal famoso “statu nascenti” che ne forniva energia e spirito rivoluzionario. Oggi, nell’era del www, ci si sfoga nel web, nelle piazze virtuali, con i blog, postando su FB, su twitter, arrabbiandosi in silenzio, nel proprio intimo a casa propria sgranocchiando noccioline. La potenza del virtuale ha neutralizzato la forza dello stato nascente. Non sono le “madamin” in sciarpetta che scendono in piazza a Torino perché vogliono più Tav ad essere movimento e non lo sono i movimenti “no global” o “occupy wall street” che sono dispersi sul pianeta schiacciati da sistemi informativi che li ridicolizzano.

Da noi siamo di fronte alla disumanizzazione e all’umiliazione della nostra carta costituzionale, con lo sceriffo, ministro degli interni, che prima cavalca la paura e poi offre soluzioni a problemi che lui ha inventato. Un mago, che ti fa credere che qualcosa esista per poi farla scomparire. E lo fa abilmente sulla pelle della povera gente: zingari, migranti, poveracci di tutte le specie. E dov’è l’opposizione? Dove sono i sindacati, la Caritas, i giovani, gli intellettuali, i filosofi, gli insegnanti? Dov’è tutto quel mondo che non condivide questa barbarie? Ognuno a casa sua ad arrabbiarsi in silenzio o digitando il proprio  

disappunto in modo piccolo-borghese, esattamente come sta facendo il sottoscritto. I fenomeni sono complessi e richiedono complessità nel saperli abbordare. L’Europa ha fallito di fronte alla crisi economica e i popoli si sono arrabbiati. E in Italia purtroppo quel personaggino egoico di Renzi ha sottoscritto le logiche liberiste che hanno messo in ginocchio l’Europa: gli interessi del capitale, della finanza, lo spauracchio dei mercati e ha sostenuto chi truffava e non le loro vittime. Ha consegnato il paese arrabbiato e sofferente allo sceriffo Salvini che ha avuto buon gioco nel prenderlo sotto la propria ala avvelenata. Poco importa che Salvini sia un navigato politico della vecchia Repubblica, complice dello sparimento di 49 milioni di euro di nostre tasse, poco importa che il furbone di Arcore ora stia aizzando tutti i suoi uomini per una campagna contro gli ingenui 5 stelle, quello che

conta è che questo concatenamento di eventi non è sufficiente a far scendere in piazza tutti gli uomini e donne di buona volontà. Un silenzio assordante di fronte alla barbarie e una tristezza infinita nell’osservare la passività globale che fa gridare vittoria ai soliti noti.

Le mie ragioni per cui voterò no al referendum costituzionale

Ognuno ha le sue ragioni per votare si o per votare no. Il sottoscritto in quanto animatore di un blog pubblico crede sia giusto rendere pubbliche le ragioni della sua scelta.

Voto no con decisione e convinzione per queste ragioni:costituzione

  1. Una riforma della costituzione non la deve fare un governo bensì il parlamento con tutte le sue anime poiché rappresenta la carta con le regole fondamentali di un paese. Se il parlamento non è in grado di farla significa che il paese non è pronto per una riforma della costituzione.
  2. Questo governo e soprattutto il primo ministro non è mai passato per le urne. E’ frutto di passaggi parlamentari successivi in cui una maggioranza di centro-destra che sosteneva Berlusconi si è ricomposta prima per sostenere Mario Monti, poi Enrico Letta e infine Matteo Renzi. Come può un primo ministro dare vita al cambio delle regole fondamentali senza avere una vera legittimazione popolare? Considero questo governo non sufficientemente autorevole e legittimato per cambiare le regole della costituzione.
  3. Per quanto piena di difetti, la democrazia prevede il voto come forma di partecipazione alla vita democratica e l’idea che non si possa esercitare il diritto di voto per i rappresentanti del senato non mi piace.
  4. Che il senato sia composto da sindaci e consiglieri regionali che devono di tanto in tanto andare a Roma a prendere decisioni su alcune materie importanti mi dà l’idea di un’attività dopolavoristica un po’ approssimativa.
  5. Alcune competenze, ora nelle mani delle regioni, tornerebbero al potere centrale. Se il governo vuole costruire una discarica o fare trivellazioni nel mio comune, oggi è la Regione che deve autorizzare mentre con il sì sarebbe il potere centrale del ministero, che poco interesse ha nelle istanze locali e spesso subisce influenze dai poteri forti di gruppi industriali, finanza internazionale e potentati economici che hanno la forza di condizionare le politiche del governo.
  6. Per abolire il CNEL non serviva una riforma costituzionale ma bastava una legge ordinaria.
  7. In Italia non è il bicameralismo paritario che ha impedito di modernizzare il paese ma una visione miope della politica. Se un governo ha un progetto, una bussole e magari dei valori che lo guidano, l’approvazione della legge può essere fatta in tempi ragionevoli.parlamento
  8. La legge elettorale associata alla riforma elettorale fa sì che una minoranza nel paese (qualsiasi gruppo esso sia) potrebbe governare con una maggioranza di deputati del 18-20% l’unica camera che dà la fiducia al governo con una minoranza numericamente molto risicata di consenso nel paese. Questo è pericoloso per la democrazia.
  9. La grande crisi economica, diventata crisi sociale che il mondo e l’Italia stanno vivendo richiedeva sforzi nel senso di creare lavoro e non spaccare in due il paese per un si o per un no che poco muta la vita dei cittadini.