Informazioni su Mauro Barbazza

Nato 25 anni fa a Varese, vivo e lavoro da quasi 3 anni a Barcellona. Dopo aver frequentato il Cairoli a Varese ed essermi iscritto a Scienze della Comunicazione a Milano, ho capito presto che l’Italia non mi soddisfaceva e l’esperienza Erasmus di 8 mesi a Utrecht (Olanda) mi è servita per confermare questa idea. Dopo la tesi su comunicazione e terrorismo, scritta a Bilbao studiando da vicino il caso ETA, sono stato intrappolato dalla capitale catalana, dove lavoro come consulente di comunicazione. Saró il vostro globetrotter da questa cittá contradditoria, contemporaneamente cosmopolita e nazionalista, luminosa e tetra, moderna e gotica.

White Barna

Questa ci mancava. Barcellona sotto la neve.

Chi l’avrebbe mai detto, a Marzo? Bisognerebbe mandare queste foto ai molti delegati che durante il meeting sul cambio climatico di Copenhagen sono stati fotografati dormendo. Annoiati. Questa sí che é roba forte!

Colón imbiancato

Colón imbiancato

Sabato sera il Real Madrid ha strappato la testa della classifica al Barça dopo mesi e oggi pomeriggio la capitale catalana era ricoperta di bianco. Piú di un tifoso é stato visto grattarsi laggiú. Anche se la superstizione sportiva non é cosí diffusa come da noi, non si sa mai..

Panorama dal salone di casa nostra alle 17.12h di oggi

Panorama dal salone di casa nostra alle 17.12h di oggi

Come accade in tutte le cittá che vedono la neve ogni 15 anni, potete immaginare la situazione di emergenza che stiamo vivendo. Case senza luce, strade bloccate, chiuse, intasate, ritardi da scandalo nel trasporto pubblico, metro aperto tutta notte per sopperire al caos stradale, bambini felici con il loro primo pupazzo di neve urbano e genitori che si sforzano di ricordare il precedente.

Altre foto le potete vedere qui

Per me la sfida é rimanere in piedi con il motorino, il sollievo é ricordare le spalate che in questi casi mi attendevano a casa, e il desiderio é che arrivi in fretta la primavera. Che a noi Barcellona piace di piú cosí.

ZP (Zapatero Pinocchio), la meteora.

Venerdí scorso ho iniziato a scrivere un articolo per questo blog sulla terribile situazione economica in Spagna. Dopo quasi 2 pagine di delusioni, promesse non mantenute e orizzonti neri, resomi conto di non essere neanche a metá, ho lasciato perdere.

Casualitá, ieri su Repubblica è uscito un articolo che, se avessi pubblicato il mio, mi avrebbe fatto gridare al plagio:

http://www.repubblica.it/economia/2010/02/08/news/spagna_zapatero_rampoldi-2223443/

Qui trovate perfettamente spiegate le ragioni che hanno portato la Spagna dall’essere il paese con la piú alta crescita negli ultimi anni, a diventare il materasso della zona euro, con annesse minacce quotidiane di esilio dalla moneta unica da parte di Trichet, disoccupazione ormai al 20% (secondo solo alla Lettonia) e soprattutto la previsione di rimanere in recessione per tutto il 2010 (unico paesi dei “grandi”).

La delusione che la Spagna, l’ Europa, e includerei anche gli States, provano nei confronti di Zapatero é enorme. Visto come il portatore di un modello di politiche sociali innovative, sostenibili, e di una open mindness rivoluzionario soprattutto nella Spagna post-Aznar, ZP é poco a poco naufragato sotto i colpi della doppia crisi (globale e locale) che ha attanagliato il paese. Promesse non mantenute, cecitá di fronte a una realtá che andava analizzata e affrontata con piú forza, misure populiste e a breve termine, nessun cambio strutturale a una economia che ha ampiamente dimostrato la sua fragilitá. Le aziende spagnole non possono investire nel loro paese e quelle straniere sono spaventate dalla mancanza di segnali di ripresa. Come conseguenza politica immediata, il Partido Popular di Rajoy (successore di Aznar) é 6 punti avanti nei sondaggi, e solo le sue lotte interne e gli scandali per corruzione gli impediscono di essere già lontano nelle percentuali.  Meglio fermarsi qui, o finirei riscrivendo le 2 pagine di venerdí scorso.

La delusione é soprattutto per i molti stranieri che avevano creduto nel progetto ZP-Spagna e hanno a un certo punto della loro vita preso la decisione di parteciparvi. L’immigrazione é sempre stata una ricchezza in tutto il paese, e in nessuna regione lo era stato come in Catalunya. Ora, mestamente, osserviamo al ritorno nei loro paesi di origine per quelli che non ce la fanno piú, e alla fuga di quelli che vedono in molti altri paesi la possibilitá di una tranquillitá e realizzazione professionale che qui, oggi, non c’é piú. Il vostro blogtrotter, sí, ci sta pensando seriamente anche lui.

Molti italiani, paragonando la situazione spagnola con quella del belpaese, mi dicono: “meglio l’incapacitá della malafede”,

Giá. Non una grande consolazione.

ZP: Zapatero Pinocchio

ZP: Zapatero Pinocchio

Vic

Vic. Comune di 40.000 abitanti a 70km da Barcellona, conosciuto dai piú per i suoi insaccati e la splendida fiera medioevale, é da giorni sulle prime pagine dei giornali e in testa all’agenda politica regionale e nazionale.

La giunta comunale, formata da 3 partiti assai diversi tra loro (socialisti, destra catalanista e sinistra repubblicana, che ve ne pare?), ha deciso di interrompere l’iscrizione al registro del padrón per tutti gli immigrati extracomunitari senza documenti in regola.

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La Plaça Major de Vic

Il padrón é un registro amministrativo dove constano i residenti di un municipio, e l’iscrizione a esso da diritto a una copertura medica minima gratuita, eventuali sussidi di disoccupazione etc…, oltre che servire a fini statistici e di controllo.

La legge in vigore  prevede che “qualunque persona che viva in Spagna ha il diritto e dovere di iscriversi al padrón del municipio in cui risiede abitualmente”.

Il comune di Vic, stanco dell’invasione di immigrati irregolari, della saturazione delle scuole, della continua richiesta di sussidi di disoccupazione, dalle code di chi viene, si iscrive, si fa operare a un ginocchio e se ne va, e della crescita della criminalitá, ha optato per questa decisione,  scatenando una leggendaria bagarre politica e sociale. Madrid ha ordinato di riprendere il processo regolarmente, mentre il governo catalano si é mostrato piú interessato e disposto a studiare il caso , avvertendo una crescente insofferenza della popolazione locale nei confronti della mancanza assoluta di controllo che negli ultimi anni c’é stata nella politica d’immigrazione. Xenofobia e razzismo sono le parole piú gettonate. Di certo c’é che il precedente é stato creato e molti comuni si stanno muovendo nella stessa direzione, indipendentemente dall’appartenenza politica.

Gli effetti psicologici oltre che economici della crisi che sta colpendo la Catalunya piú di qualsiasi altra regione e la vicinanza delle elezioni rendono lo scenario imprevedibile e agitato.

E loro, gli immigrati, che dicono? “Gli andiamo bene solo quando gli serviamo”. Il paradosso é che la Catalunya, da sempre caratterizzata da una mentalitá aperta e all’avanguardia nella politica sociale,  ha tratto grandi benefici dall’immigrazione interna decenni fa ed esterna piú recentemente (quanto ci piace la multiculturalitá di Barcellona),  sembra stanca di un modello che ha smesso di funzionare e vuole ora la prioritá assoluta per “la gent de la terra“.

Vignetta di Leonard Beard

Vignetta di Leonard Beard

In attesa di vedere l’evoluzione (involuzione) dell’argomento, vi mando un saluto dal paese dove i controllori aerei possono arrivare a prendere 700.000€ all’anno [sic] o ti puoi ritrovare con orario e stipendio dimezzato e continuare a ritenerti fortunato perché non fai parte dell’ormai 20% di disoccupati (perdonate lo scivolone autobiografico).

Will we survive?

Olé!!

Natale in Catalunya

Tra le varie similitudini che non è difficile riscontrare tra Italia e Spagna c’è il modo in cui si prepara e poi festeggia il Natale. Luci per strada, spinta al consumismo, ansia da regalo dell’ultima ora, calcolatrice in mano per vedere se anche quest’anno la tredicesima non la vedremo nemmeno e tanto, meritato e desiderato tempo in famiglia. Momenti che per chi come noi vive all’estero, assumono un valore particolare. Gli embelmi tradizionali sono più o meno gli stessi, mi riferisco all’ albero di natale e al presepe. Ma è qui che ancora una volta la Catalunya ci regala un segno distintivo, una peculiarità che la caratterizza rispetto al resto del paese. Se osservate attentamente un pessebre catalano, troverete, un pò appartato rispetto ai soliti noti, spesso dietro un cespuglio o semi nascosto, questa figura:

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Sì. E’ quello che sembra. Si chiama caganer. Nessun presepe catalano può prescindere della presenza di uno o vari caganer; le proprietà fertilizzanti dei suoi escrementi sono necessarie affinchè la terra produca i suoi frutti, porti gioia e serenità alle famiglie, e permetta loro di festeggiare un felice Natale l’anno successivo, creandosi così un circolo virtuoso che non può essere mai interrotto. Recentemente, dovuto alla sempre più massiccia presenza di stranieri soprattutto a Barcellona e una crescita esponenziale della febbre da souvenir, sono comparse parodie di personaggi famosi in versione caganer. Per vederne alcune potete andare qui . E per trovare un personaggio a tutti noi noto, eccovi il nostro Presidente del Consiglio.

E’ tutto, da Vedano Olona, di rientro per alcuni giorni di vacanza vi auguro Bon Nadal i feliç any nou!

13-D: Catalunya indipendente?

Domenica 13 dicembre, 170 comuni sparsi per tutta Catalunya voteranno per l’indipendenza della regione. Niente panico, le cartine dell’Europa che avete appeso alle vostre pareti non andranno cambiate. Il referendum non avrá nessun valore legale, peró sí un gran peso politico. Tutto é iniziato quando il comune di Arenys de Munt (8.000 abitanti a 45km da Barcellona) ha deciso di organizzare un referendum popolare con la domanda “Vorrebbe che la Catalunya si convertisse in uno stato di diritto indipendente, democratico e sociale integrato nell’Unione Europea?”. Con il 41% di partecipazione il SI ha ottenuto il 96%. Numeri che potrebbero essere poco rilevanti data l’alta astensione e la sensazione che buona parte di essa sia dovuta allo scarso interesse verso l’argomento, se non fosse per il grande entusiasmo popolare che il referendum ha provocato, e l’effetto palla di neve é presto servito: dopodomani 170 comuni ripeteranno l’esperimento, con l’appoggio di personaggi del mondo della cultura, politica, spettacolo, sport e con la corrispondente feroce opposizione di alcuni settori nella stessa regione catalana, e soprattutto di gran parte della Spagna.

catalunya-espanya

Tra i vari scenari, il calo di tensione e speranza in ambito indipendentista sarebbe fortissimo in caso di una scarsa participazione al voto o di un numero crescente di NO, mentre una forte risposta popolare positiva potrebbe scaldare ancora di piú gli animi e il rapporto con Madrid.

Ecco a voi l’ennesimo tassello della storia infinita, una storia mai chiusa, fatta ferite troppo recenti per dirsi curate, di un paese ma realmente in pace in cui si guarda la regione di provenienza di un prodotto prima di comprarlo o no, o in cui basta parlare basco per strada per un terrorista o avere un portachiavi con la bandiera spagnola per essere fascista (due esempi un pó estremi forse, ma del tutto quotidiani)
Teniamoci l’esempio di questi referendum popolari e dell’alto valore democratico che portano con sé. Mi sono anche chiesto se in Italia si potrá mai verificare una situazione simile. Poi ci ho pensato bene. E mi sono risposto da solo.

Molto piú di una partita di calcio

Quante volte abbiamo sentito dire “questa é molto di piú di una partita di calcio”?

Quanto volte abbiamo sentito dire “ci si gioca molto piú di 3 punti”?  Beh in questo senso non c’é, almeno in Europa, niente di meglio di un Barça-Real Madrid.

É lo scontro tra primi e secondi, tra le due squadre che si dispteranno la Liga fino all’ultima giornata. É lo scontro fra le due squadre che nell’estate marcata dalla crisi mondiale piú dura della storia hanno speso nel complesso quasi 500 milioni di euro per rafforzarsi e lottare tra di loro, saccheggiando gli altri campionati europei senza badare a spese. É lo scontro fra due filosofie, quella della “cantera” (il settore giovanile) del Barça e quela della “cartera” (il portafogli) del Real Madrid.. É lo scontro tra il calcio essenziale e minimalista del Real Madrid e il calcio fresco, frizzante e goleador del Barça, che da 2 anni incanta tutti. É lo scontro tra Messi e Cristiano, tra Ibra e Kaka, gli ultimi 3 palloni d’oro in campo dando per scontato come prossimo vincitore Messi. É lo scontro a medio termine tra il sogno del Real Madrid di vincere la decima coppa dei campioni nella finale e che si giocherá nel suo stadio a fine maggio 2010, e il sogno del Barça di vincere la seconda coppa di fila, la terza in 5 anni, nella tana del nemico piú odiato. É lo scontro tra la squadra da sempre identificata con la Spagna istituzionale e la corona e la squadra che rappresenta l’orgoglio catalano in patria, in Spagna e in tutto il mondo, filosofie perfettamente rispecchiate dalle personalitá dei loro due presidenti, il pacato e allineato Florentino Pérez contro l’esuberante y e fuori controllo Joan Laporta (quest’ultimo utilizando il calcio come porta d’accesso alla politica, ricorda qualcuno?). É lo scontro tra anticatalanisti e catalanisti, dove alla fine sentimento calcistico, politico e patriottico si mischia senza che si possano definire i confini

Sí, é molto piú di una partita di calcio. Sí, ci si gioca Molto piú di 3 punti. Da settimane non si parla d’altro e per settimane non si parlerá d’altro. É il clásico. Domenica alle 19h mettetevi comodi, Barcellona si ferma, Madrid si ferma, la Spagna si ferma, si alza il sipario sul Camp Nou.

La cantera del Barça...

La cantera del Barça...

... e la cartera del Madrid.

... e la cartera del Madrid.

La Rambla, sempre più giù

Il primo post di questo blog, ennesima brillante iniziativa di VareseNews, lo dedico a uno dei simboli della cittá di cui  saró il Blogtrotter. Parlo di Barcellona e della Rambla.

Alzi la mano chi l’ha percorsa almeno una volta da Plaça Catalunya alla statua di Colón. Dovete essere tanti, dato che si vedono piú italiani che in Piazza Montegrappa.

Quello che per decenni é stato il simbolo della Barcellona alternativa, colorata, variopinta, divertente e che si diverte, si sta trasformando nell’emblema di una cittá che non ha saputo gestire il boom del turismo low cost, dell’andata e ritorno con sbronza in giornata e del proliferare di piccole mafie che l’hanno resa una giungla scomoda.

Se di giorno un pó del suo fascino resiste, con i mimi ai lati della corsia centrale, i colori irresistibili dei fioristi, del mercato della Boquería e ci si deve solo preoccupare dei borseggiatori, é di notte il momento nel quale ci si chiede come si é potuta ridurre cosí.

Chiedetelo per esempio ai proprietari delle edicole che prima rimanevano aperte 24 ore e adesso alle 22 chiudono la serranda e scappano a casa.

La strada è diventata un mix di prostitute invadenti che non esitano a trascinarvi o a mettervi le mani in tasca, spacciatori, gruppi di 2-3 persone che se vi seguono per piú di 50 metri: brutti segnali, e un ampia scelta di “esseri” fuori controllo. Questo é quanto vi troverete di fronte.

Non un bello scenario. La Rambla non appartiene piú ai barcellonesi, che ormai la evitano e girano largo, provano ad unirsi in associazioni per salvarla, ma non vengono ascoltati.

Una speranza viene da quel grande strumento di denuncia sociale che é il giornalismo: ed é cosí che lo scandaloso servizio de El País di un paio di mesi fa, con foto inequivocabili di prostitute in piena attività all’interno del mercato della Boquería, dove di giorno si vendono verdure, formaggi e salami, ha sollevato un polverone  che non ha lasciato indifferenti le istituzioni. Possiamo sperare che l’aumento dei controlli che ne é scaturito duri nel medio periodo?

Per quanti di voi fossero interessati a leggere l’articolo in versione originale, o semplicemente vedere le foto che hanno messo sottosopra una cittá, lo trovate qui.

E la vostra esperienza su e giú per la Rambla, com’é stata?