Ben Stiller mi piace, l’ho apprezzato in passato con il bel Giovani, carini e disoccupati, dove era anche regista di mestiere. Ho riso molto con Tutti pazzi per Mary e spesso è un comico sottovalutato. Ma Tropic Thunder, dove è anche regista, mi ha lasciato molto perplesso. Tanti cinefili mi urleranno contro, altri si saranno divertiti. Ma a parte i trailer iniziali (finti), tutto il resto arriva presto a noia, a mostrare la corda di un’autoreferenzialità cinematografica fine solo a se stessa.
Certo che il film piace ai cinefili e agli addetti ai lavori, come critici, appassionati o professionisti del cinema: Tropic Thunder è pieno di citazioni e soprattutto prende in giro le assurdità del cinema, i capricci degli attori, la macchina informativa, i mezzi di comunicazione. Ma è tutto troppo marcato. Lo facevano già negli anni ’80: L’aereo più pazzo del mondo è stato un must per tutti e lo è ancora oggi; anche La pazza storia del mondo di Mel Brooks è da non perdere. Ma almeno questi film si rivolgevano a un pubblico più eterogeneo, non a una nicchia, seppur amplia.
Tropic Thunder non deve essere bello perché ha avuto successo al botteghino o perché Tom Cruise ha ricevuto una nomination all’Oscar per la parte del produttore pazzo. O perché Robert Donway Jr è irriconoscibile nella parte dell’attore vincitore di cinque premi Oscar. Tropic Thunder, dopo la prima mezz’ora di visione, è una perdita di tempo: non avvince la narrazione, non dice nulla di più di quanto abbia detto in quei primi 30 minuti, non arriva a una conclusione. Seppur apprezzabile nella critica sociale al mondo del cinema, questa volta Ben Stiller ha fatto un buco nell’acqua, molto lontano da quel Giovani carini e disoccupati che me l’aveva fatto notare, e poi apprezzare in Zoolander. Non basta il successo commerciale o chiudersi in un mondo atuoreferenziale.
E poi, detto sinceramente, il tema dei film d’azione nel cinema, avrebbe avuto più senso qualche anno fa, quando gli spettatori andavano al cinema a vedere i film con Chuck Norris (assurdo Rombo di tuono) o Steven Segal (immancabile Nico).