“Solo” quattro premi al bel Il discorso del re nella notte degli Oscar che si è svolta nella notte tra domenica e lunedì. Abbiamo seguito in diretta la serata, se volete vedere le premiazioni minuto per minuto, compreso il red carpet, cliccate qui. Oppure andate sulla pagina Facebook “Anche io guardo la notte degli Oscar”
Non c’è stato, quindi, un film pigliatutto, ma i premi sono stati quasi equamente divisi anche tra Inception e The Social Network. La fa comunque da padrone il film sul re balbuziente che si porta a casa Miglior film, regia, attore (Colin Firth) e sceneggiatura. Altri premi “pesanti” sono andati per gli attori a The Fighter con i non progtagonisti Melissa Leo e Christian Bale. Da pronostico anche la miglior attrice andata alla Natalie Portman di Cigno Nero, la più emozionata sul palco.
The social network ottiene solo 3 Oscar: sceneggiatura non originale, montaggio, e colonna sonora. Mentre Inception, il bel film visionario di Christopher Nolan, si deve accontentare di 4 premi tecnici, tra cui sonoro, effetti sonori, effetti speciali.
Rimane un po’ di delusione per il cinema italiano. L’italiana candidata per i costumi di Io sono l’amore di Luca Guadagnino, è rimasta a bocca asciutta, battuta da Alice in Wonderland (che vince anche per la scenografia). Il cinema nostrano è stato ricordato nel momento dedicato agli artisti scomparsi nel 2010 con immagini di Mario Monicelli e Dino De Laurentis.
Nel complesso una cerimonia abbastanza veloce, ma in cui i due giovani presentatori, Hanne Hattaway e James Franco non hanno saputo dare un ritmo giovane, lasciandola ingabbiata in una formula vecchia e stantia. La finalità è comunque dare dei premi al cinema in lingua inglese. Questo è stato fatto, senza infamia e senza lode. Rimane la sensazione che comunque i film candidati avevano tutti la loro dignità, soprattutto i tre che si sono divisi i premi. Una buona annata per il cinema.
Ci siamo quasi. Le più ambite statuette del cinema, gli Oscar, note anche come Accademy Awards, stanno per essere consegnate. Appuntamento atteso e annunciato che chiude la serie di riconoscimenti che lo stesso mondo del cinema (ma solo di film realizzati in inglese) assegna alle opere realizzate nell’anno precedente.
Esiste un’intera filmografia sulla vendetta, sotto svariate forme. Diciamo subito che il nuovo film dei fratelli Coen, Il Grinta, non aggiunge nulla di nuovo al genere western e nemmeno al filone dedicato alla vendetta. Ma è comunque un bel film, con una propria morale (e sembra strano se si pensa ai Coen) e con una narrazione abbastanza tradizionale. Come se tutta l’operazione fosse un omaggio al western, come lo fu per il noir Crocevia per la morte. Ma allora il tocco dei Coen era già evidente. Vedere il Grinta, remake dell’omonimo film con John Wayne (che gli ha regalato l’unico Oscar vinto in carriera), è comunque un piacere, è film “normale”: avvicincente, ironico, spettacolare ed epico. Insomma non un film dei Fratelli Coen.
“La politica è solo un patto tra postulanti“. Che schifo. Leggendo i giornali di questi giorni, con le dichiearazioni di guerra tra Fini e Berlusconi, che dicono tutto e il contrario di tutto, non può non venirmi in mente il bel serial tv I pilastri della terra, tratto dal gigantesto libro omonimo di Ken Follet. Lì c’erano intrghi, tradimenti, diplomazia e addirittura omicidi in nome della politica.
The social network, un successo a metà. Il film di David Fincher che ricostruisce la nascita di 
Gli autori negano, ma la storia è quella di Romeo e Giulietta. La saga di Twilight, i nuovi vampiri che hanno letteralmente fatto impazzire i teen ager di tutto il mondo, è basata sui romanzi di Stephanie Meyer. E nelle sale cinematografiche esce in questi giorni il secondo capitolo dal titolo New Moon. Dopo il successo del primo film, Twilight, costato 35 milioni di dollari incassandone oltre 400 milioni in tutto il mondo, la nuova avventura di Bella ed Edward, lei umana lui vampiro, sembra confermare l’ipotesi che dietro tutto ci sia proprio la storia di Romeo e Giulietta. 
È morto un grande protagonista della storia delle televisione. Mike Bongiorno aveva 85 anni e si è spento a Montecarlo, colpito da un infarto. La sua carriera, che ha attraversato oltre 60 anni di tv, non era certo finita: aveva appena firmato un contratto con la tv satellitare Sky per riportare sul piccolo schermo una nuova versione del “Rischiatutto”, programma che la Rai aveva utilizzato, insieme a Lascia o raddoppia, gli anni del boom economico. I suoi programmi hanno sicuramente contribuito a creare quell’unificazione linguistica dell’Italia, nonostante le numerose gaffe che lo hanno reso celebre e che ancora vengono citate da giovani e anziani. Indimenticabile, oltre al consueto “Allegria” del quiz Superflash, il classico “Ahiahiai Signora Longari…” (che ancora oggi non si sa se sia verità op leggenda). Senza dimenticare come spesso i suoi programmi siano stati utilizzati dal cinema per indicare il periodo storico in cui si svolgeveno le storie raccontate, da Fantozzi a Totò.