Due volte al cinema in due settimane. Un record se si considera gli ultimi due anni di visione domestica. Due anni in cui il cinema è cambiato ed Avater 3D ne è la prova. Il film di James Cameron è nei cinema da quasi un mese, ha battuto ogni record di incasso, e le sale sono ancora stracolme con lunghe attese per le prenotazioni, come accadde solo per Titanic, sempre diretto dal genio furbo di Cameron. Ma non è questo che ha fatto cambiare il Cinema. Lo ha fatto il 3D, e non uno qualunque, bensì quello di Avatar.
Quando i fratelli Lumiere inventarono il Cinematografo, inteso come concetto di visione di gruppo a pagamento, mostrarono treni che andavano incontro agli spettatori, posti esotici mai visti che lasciavano ammaliato chi osservava. E soprattutto soddisfatto. Avatar fa la stessa cosa: porta lo spettatore in un nuovo mondo, sconosciuto, alieno, invitante, affascinante, costruito nei minimi dettagli. Il mondo di Pandora, dove si svolge la vicenda narrata nel film, diventa reale proprio grazie a quella finestra che rende tutte le immagini tridimensionali.
La storia non è certo originale o nuova. Ma non lo era neppure il Titanic (non poteva certo non affondare). I detrattori di Avatar dicono che non racconta niente di originale. Nessun film lo fa. Le storie che l’uomo ha bisogno di sentirsi raccontare sono sempre le stesse. Avatar narra del riscatto di una società attraverso la forza di un singolo che riscopre, anche attraverso una storia d’amore, il proprio contatto con tutto ciò che lo circonda e che trova letteralmente il proprio posto nel mondo. Quanti film raccontano ciò? Tanti, tra cui molti capolavori del cinema.
Avatar ha il grande pregio di utilizzare il 3D non in maniera esibizionista o come un gioco per dispiegfare mezzi tecnologici mai visti. Il 3D è semplice e dopo pochi minuti dall’inizio ci si dimentica pure degli occhialini (seppur fastidiosi, soprattutto per chi porta altri occhiali). Tutta l’emozione della storia viene amplificata da un senso di realtà accentuato da una profondità mai vista prima al cinema. Pandora diventa reale, i suoi paesaggi (che mi hanno molto ricordato i quadri di Magritte) esistono veramente, sono tangibili. I protagonisti sono in sala sala di fianco a te. Le piante si colorano e vivono nel cinema. Tutta la sala diventa Pandora. Si rimane senza fiato e senza parole di fronte all’apprendimento del protagonista Jake che scopre il mondo di Pandora insieme allo spettatore.
Sarà anche il film più costoso della storia del Cinema, sarà quello che incasserà di più. Ma da questo punto, da Avatar, non si torna più indietro. Esisterà sempre il cinema a due dimensioni, come esistono ancora i fumetti o i giornali di carta, ma la frontiera di ciò che è possibile è stata spostata, non impercettibilmente, ma in maniera netta e tangibile.
In due anni il cinema è cambiato. E non ci vuole questa “astinenza” per capirlo. Avatar è reale quanto lo è il mondo di Pandora.