Facebook, ci sarà sempre un “ma” nella vita

the-social-network_locandina-itaCome i combattimenti di Fight Club, come l’horror di Seven, come la fantascienza di Alien3, The Social Network mette insieme tutti gli elementi di David Fincher in un serratissimo film su una vera e propria tragedia di vecchio stampo, in stile shakespiriano: amori, tradimenti, vendette. Senza morti, almeno non fisicamente. Tutto in chiave moderna, in una lettura che per molti è anche scontata e normale vita quotidiana. Tutto si riassume in una frase che le donne dicono a Mark in più momenti: “Non sei stronzo, è che fai di tutto per esserlo“. Come se il mondo intero non volesse essere così come si mostra (perchè Facebook è questo, mettersi in mostra), ma solo un modo per far sentire la propria presenza, per vivere delle nuove relazioni, anche più semplici, più dirette, davanti a uno schermo.
Mark, infatti, riesce a essere se stesso solo davanti al suo blog, quando viene mollato da Erika. Per tutto il resto del film (e della sua vita?) è imperscrutabile. Il resto è un’ottima narrazione, ricca di suspance, con dialoghi perfetti dal punto di vista cinematografico.
The social network è la dimostrazione che è possibile raccontare la vita delle persone senza essere stucchevoli o falsi (ogni riferimento alle fiction italiane è una caso…), senza essere per forza lineari, senza dover sempre iniziare da quando il protagonista è vecchio e morente, senza dove  fare stupidi flashbak in dissolvenza, senza trovare sempre lacrime facili di pentimento del protatonista. Non c’è nessun pentimento in Mark: “Se voi foste gli inventori di Facebook, avreste inventato Facebook”, recita a coloro che lo accusano di aver rubato l’idea del sito.
Ma un desiderio di affermazione può non essere una rivalsa sociale, nonostante il successo ottenuto. Puoi avere tutti i soldi del mondo, tutti i mezzi tecnologici del mondo. Ma ne è valsa la pena? Sì, con una postilla: un “ma” ci sarà sempre nella vità. Per tutti.

Il paradosso di Facebook

The Social NetworkThe social network, un successo a metà. Il film di David Fincher che ricostruisce la nascita di Facebook, tra amori e tradimenti, non ha sbancato il botteghino italiano. In questi primi giorni di programmazione si è fermato al terzo posto della classifica, facendosi battere dalla commedia Maschi contro femmine, ormai da tre settimane nella sale italiane. Il film americano ha incassato 814.932 euro contro 1.365.173 della pellicola di Fausto Brizzi. Quest’ultimo film arriva quindi gli 11,2 milioni di euro e si appresta a raggiungere l’altro film italiano record di incassi, Benvenuti al sud, già arrivato a superare i 27 milioni.

Un caso singolare quello di The social network per diversi motivi: in patria è stato un successo incassando oltre 22 milioni di dollari nel primo week-end (adesso è arrivato a superare i 100 negli Stati Uniti, 150 nel mondo); la critica, inoltre, è praticamente unanime a giudicare il film un capolavoro (secondo una stima ha il 97% delle recensioni positive), tanto che molti, anche se è un po’ presto per dirlo, lo danno come tra i favoriti alla notte degli Oscar del prossimo febbraio.
Ma il dato che fa più pensare a un paradosso sul deludente risultato italiano, riguarda il rapporto tra Facebook e gli italiani: in meno di due anni l’Italia è balzata in cima alla classifica mondiale per l’utilizzo di Facebook. Lo usano in 15 milioni, passando davanti allo schermo sei ore e mezzo al mese. Insomma, gli italiani conoscono bene questo social network, ma del film non sembra importare molto.