Metti che un piccolo film abbia una vita lunga
Metti che sia un’opera sulla guerra che non ha senso
Metti che The hurt locker confermi che per chi combatte la guerra sia una droga
Metti che sia stato prodotto nel 2008
Metti che solo nel 2010 si parli veramente di questo film dopo 6 premi Oscar
Metti che la guerra in Iraq sia vista attraverso gli occhi degli artificieri
Metti che siano guardati ogni giorno mentre disinnescano bombe
Matti che il “nemico” potrebbe essere ovunque
Metti che il “nemico” siano loro
Metti che agli stessi artificieri non interessi chi sia il nemico
Metti che loro non sappiano cosa siano i giochi di potere della guerra
Metti che a loro interessi solo sentirsi vivi, rischiare la vita, dare un senso a quel che fanno
Metti che l’adrenalina entri loro in circolo tanto da farli sentire vuoti senza di essa
Metti che nemmeno un figlio piccolo dia loro la forza di tornare a casa
Metti che solo la droga ti fa perdere questo senso delle proporzioni
Metti che la vera droga sia la guerra
Metti che il regista sia una donna Kathryn Bigelow
Metti che lei avrebbe voluto firmarsi K.Bigelow per evitare critiche, ma non l’ha fatto
Metti che il film sia un capolavoro, sulla guerra e del cinema
Metti che sia costato pochi soldi, a dispetto del seppur bel Avatar
Metti che il Cinema esista ancora
Metti che le idee ci siano
Metti che la realtà spesso sia lo stesso cinema
Metti che vi sia d’aver paura davvero!
Hurt Locker è solo l’ennesimo film che parla di guerra: non brutto ma nulla che possa cambiare la situazione sul campo e tanto meno che faccia capire come e perché si è giunti al conflitto sul campo. “Nella valle di Elah”, film del 2007 con Tommy Lee Jones, mi era piaciuto di più.
Non è un caso che il film abbia incassato pochissimo, e non lo confronto con un Avatar (altro genere, altri investimenti). Trascinarsi per due anni non l’ha aiutato.
Pochissimi spettatori si sentono coinvolti in un conflitto voluto da Bush per calcoli politici e sdoganato dai suoi alleati per passare all’incasso del petrolio e della ricostruzione, dopo aver incassato le commesse per gli armamenti consumati nel conflitto. Obama, con tutta la sua buona volontà, non potrà far tornare la situazione accettabile e presto la situazione iraniana lo inchioderà alle solite vecchie alternative.