Colori, musica e sentimenti. Rio non delude le attese e piace a grandi a piccoli. Certo, non è un capolavoro dell’animazione e non aggiunge nulla di nuovo. Insomma, non è un film da storia del cinema. Ma almeno è divertente, più di molti altri film “non per bambini”. Rio, anche se nonvisto in 3D, è un film dalle molteplici letture. La storia è quella del pappagallo Blu che strappato alla giungla dai bracconieri, viene allevato per 15 anni da Linda. Non sa volare e quando uno scienziato gli comunica che è l’ultimo maschio della sua specie e che deve andare in Brasile per incontrare l’ultima femmina, inizia l’avventura. Un ritorno alle origini, alle radici, alla natura, alla musica e hai colori che da sempre ognuno ha nel sangue.
Rio è diretto da Carlos Saldanha, lo stesso che ha relaizzato la trilogia di L’era glaciale, sempre prodotto dalla Blu Sky. Una conferma che non si è trattato solo di furtuna.
Inoltre, Rio non racconta solo la storia di un uccello che impara a volare, ma anche di una famiglia che si “costruisce”, diversa, unita dai sentimenti e dalle occasioni che il mondo presenta. Non si punta sui facili co-primari, ognuno “illumina” il protagonista a proprio modo e ha una maniera di essere che non è soltanto di contorno e alleggerimento. Tutto è funzionale alla storia, non all’esibizione della animazione.
Una conferma che questo settore, l’animazione digitale, è quello che sta salvando il cinema degli ultimi anni. Per grandi e piccoli. Da vedere.