Ero da solo in casa. Ho avuto paura. Molta. Ma non era un film horror. Era Lars Von Trier. Definire un suo film con un genere è impresa decisamente ardua, è un regista capace di toccare corde dell’animo umano per cui dire che una sua opera è bella pare una bestemmia. Un pugno nello stomaco farebbe meno male. In questo Antichrist recitano solo due attori, un grande Willem Dafoe e una sorprendente e inquietante Charlotte Gainsburg (già vista recentemente in Nuovomondo di Crialese). È la storia di una coppia che, in seguito alla morte accidentale e tragica del figlio di tre anni, decide di affrontare il dolro di petto: lui psichiatra, apparentemente ha elaborato la perdita, costringe lei ad affrontare le proprie paure nel luogo che più le incute timore, la loro casa nella foresta.
Il sesso come sfogo del dolore, la paura come limite per la conoscenza di se stessi, le maschere che portiamo come riflessi del mondo che vorremmo. Von Trier ha dichiarato di aver scritto il film di getto, di non averlo fatto leggere al proprio analista per paura non volesse più ascoltarlo. Aveva ragione. Antichrist è un film “di pancia” con emozioni contrastanti che solo Le onde del destino era riuscito a rappresentare. Se con Dogville aveva estremizzato la rappresentazione scenica togliendo qualsiasi scenografia per enfatizzare le emozioni e con Dancer in the dark aveva usato la musica come strumento estraniante (ma allo stesso tempo coinvolgente), con Antichrst torna a quel modo di raccontare i mondi complessi dei protagonisti, tra ambiguità, verità e misteri.
Il senso di colpa gioca un ruolo fondamentale in tutta la storia. Per entrambi i personaggi. Non siamo capaci, come spettatori, di staccarci da loro: possiamo provare ribrezzo, disgusto, pietà, compassione. Ma il dolore è nostro, per tutto il film. In quei magistrali cinque minuti iniziali che crediamo terminare nel prologo. In quell’atteggiamento saccente, distaccato, antipatico, del marito. In quella follia di una madre che non è solo postraumatica.
Antichrist è l’essenza dei sentimenti. Lars Von Trier per molti è un genio, per altri un gran furbo che gioca con le emozioni. Rimane il fatto che è un grande provocatore. I suoi film o si amano o si odiano. Non ci sono vie di mezzo. Per le emozioni che generano dire di amarli è molto complicato. Ma rimangono nel cuore.