“Ci avevo creduto anche io che il governo stesse reagendo”. “Tenevo a bada il mio antiberlusconismo”. “In Abruzzo si capisce come si può costituire una dittatura”. Sono solo alcune frasi che in questi giorni Sabina Guzzanti ha utilizzato per spiegare il suo ultimo film, Draquila – L’Italia che trema, un documentario in pieno stile Michael Moore (sembra tra l’altro siano grandi amici).
Stando alle prime sequenze visibili sul suo sito (il film esce il 7 maggio), l’autrice mette da parte l’ironia e il sarcasmo che l’hanno sempre contraddistinta (ma non tutto) per raccontare in 93 minuti quello che è successo in un anno, dopo il terremoto che ha colpito l’Abruzzo nel 2009. I sentimenti che scatenano i primi spezzoni sono rabbia, confusione e delusione.
La Guzzanti ha realizzato 700 ore di interviste, montate come i documentari di Moore: veloci, dinamici, con tante vignette e grafici. Domande insistenti, semplici e irritanti per gli intervistati proprio per la loro schiettezza. La Guzzanti dice non aver realizzato un film contro Berlusconi, ma contro un modo di fare che sta uccidendo l’Italia: sceglie di mettere di far sentire le risate dei costruttori poche ore dopo il terremoto, costruttori che pensano già agli affari che faranno; sceglie di far vedere anche l’assenza dell’opposizione in Italia, presente in Abruzzo con una tenda vuota in ogni stagione, con dentro solo un panino che ammuffisce; sceglie di intervistare coloro che hanno ricevuto le nuove case con tanto di spumante nel frigo; sceglie di raccontare come un padre abbia perso due figli perché ha ascoltato la televisione che lo rassicurava su quanto stava accadendo, piuttosto che “ascoltare” l’istinto e uscire di casa.
Il film andrà a Cannes come evento speciale e avrà una risonanza internazionale. Bertolaso ha già detto che non sarà una bella immagine per l’Italia, Berlusconi ha detto che c’è troppa libertà di stampa. La Guzzanti, attraverso il proprio blog, ha risposto solamente citando una frase di Voltaire: «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire».
La Guzzanti sempre sul sito ha scritto che facendo questo film ha “scoperto di amare questo paese”. In un’intervista all’Espresso ha spiegato il perché: “Perché come l’Aquila questo paese lo stiamo distruggendo. E come spesso accade, ti accorgi di quanto ami qualcuno e di quanto sia prezioso, solo quando lo stai perdendo”. Una motivazione che da sola vale la visione del film.