Ho dato retta a un amico dagli Stati Uniti ed è stata una piacevole sorpresa. Il più bel gioco della mia vita rientra in quel filone di film sportivi poco conosciuti, alla Rocky, ricchi di epica e costruiti con un meccanismo quasi perfetto da punto di vista narrativo. Peccato che il golf in Italia sia poco conosciuto, altrimenti questo film sarebbe davvero avvincente e non proprio banale. La storia è quella vera di uno dei primi campioni di questo sport che non faceva parte della nobiltà, né inglese, né americana.
Tante partite, tanti effetti (tipo il cartone animato Lotti, chi se lo ricorda?), ma soprattutto alle spalle una produzione Disney: buoni sentimenti, tanta epica e buonismo. Definito così sembra quasi di parlare di una fiction televisiva italiana… ma le facessero con questa fattura, sarebbero dei capolavori. Gli americani sono bravi in questo tipo di film sportivi, su tutti Momenti di gloria e subito dopo L’uomo dei sogni. Fino ad arrivare al più recente e sottovalutato La leggenda di Bagger Vance.
L’epica viene spesso confusa con la retorica. E nelle nostre fiction domina la retorica. L’epica è quel modo di raccontare, quell’enfasi quasi mitica, capace di far sognare, in ogni sua forma. A volte esagerata, ma il pizzico giusto di magia, può commuovere senza dar fastidio.
Il più bel gioco della mia vita è uno di questi film. Semplice, lineare, anche se furbo. Non arrogante, ma il racconto di un’avventura, senza troppo impegno. Il racconto di un sogno.