Hai salvato i numeri sulla SIM o sul telefono?

Se oggi cambiaste computer o cellulare, quanto tempo vi servirebbe per iniziare a lavorare con il nuovo strumento? Giuseppe Catalfamo analizza l’esperienza del riconfigurare i nostri dati di fronte ad un nuovo acquisto elettronico – ventuno

di Giuseppe Catalfamo

Cambiare computer o cellulare è difficile. Anzi, è un incubo.
Non è certo per il prezzo o per la scelta. Dispositivi ottimi a prezzi più che abbordabili non sono più un tabù e l’offerta attuale permette di trovare quello più indicato al proprio tipo di utilizzo, sia questo lavorativo, personale, ludico.

Quello che rende questa esperienza un dramma è, e questa non è facile da digerire, la nostra assoluta incapacità di usare la tecnologia per facilitare la nostra vita quotidiana.

Questa frase ricordatela perchè tra poco ci ritorniamo.

Marco, un ragazzo immaginario, decide di cambiare il computer. Non potendolo fare in settimana, decide di impegnare il suo sabato nelle operazioni di manutenzione.
Prima di sancire la fine del computer “uscente” decide, come tutti, di effettuare i dovuti backup attraverso cui porterà i suoi file sulla nuova macchina. Tra i vari file, Marco salva i suoi dati di posta elettronica che usa quotidianamente tramite Microsoft Outlook, su cui programma anche i suoi appuntamenti che appartengono però ad un servizio online (un servizio cloud, Google Calendar). Marco usa un calendario online per poterlo consultare facilmente con il suo smartphone.

Completato il trasferimento di ogni file sul nuovo computer, Marco inizia a riconfigurare le sue caselle di posta più il calendario sul nuovo Microsoft Outlook. Più facile a dirsi che a farsi, perchè Marco ha 3 indirizzi email che legge in unica casella di posta, ma che invia come indirizzi separati. Ricerca le password e salva la configurazione. Perfetto.

Arrivati al momento di sincronizzare il calendario inizia il suo dramma. Sbagliando un settaggio (inserisce subito il salvataggio two-way, e non il one-way che si dovrebbe usare quando si importano i dati da zero) duplica per errore ogni singolo evento del suo calendario degli ultimi 5 anni, rendendolo inutilizzabile.

Momento di silenzio. Una soluzione. Rapida. Qualsiasi cosa.

Si ricorda allora i consigli di un amico “smanettone”, che suggeriva di usare Gmail (al contrario di Outlook, compatibile al 100% con Google Calendar) per aggregare le sue caselle di posta. Così forse avrebbe risolto la cosa. Speriamo.
Configurato allora Gmail con le sue 3 caselle di posta, configura Outlook per prendere i nuovi messaggi in arrivo da Gmail. Ma per Gmail tutti i messaggi vecchi delle 3 caselle di posta risultano adesso nuovi, poiché il servizio non li ha mai gestiti.

Marco comincia a ricevere 18.574 email.
Tutte le mail degli scorsi 5 anni fino ad oggi, nuovamente.

Fine della piccola storiella.

Alzi la mano chi non ha MAI avuto un’esperienza simile, anche solo con i contatti del cellulare, tra duplicati e cancellazioni. Ma perché queste situazioni accadono? La tecnologia non dovrebbe migliorare la qualità della nostra vita?

Tralasciando quali sono stati gli errori di Marco, si deve constatare che esiste una sorta di analfabetismo culturale rispetto a come dovremmo comportarci verso i nostri dispositivi. Almeno in questo caso la colpa non è tutta nostra: dal nostro primissimo computer o cellulare, veniamo educati riguardo al dover usare questi oggetti secondo linee guida progettate per renderci stupidi e “consolidare” le nostre mancanze.

Perché, per esempio, i manuali di istruzioni ci continuano ad insegnare che “il tasto di accensione del televisore serve ad accendere il televisore” e non ci insegnano per esempio quale potrebbe essere una intelligente disposizione dei canali?
Questa è la parte dove passiamo da vittime a colpevoli. Ma è ovvio! Perchè i canali del televisore li devo poter sistemare come più mi aggrada e guai a chi dice altrimenti. Ed è qui che casca l’asino. Nella lotta per la “libertà di configurazione e personalizzazione” nessuno ci spiega più come configurare e personalizzare in modo intelligente, utile.

Qui ritorna l’affermazione di prima. Oggi sappiamo con precisione scientifica che se continuiamo a cliccare su “avanti” l’installazione dei programmi prima o poi terminerà. Ma, se dobbiamo riflettere come meglio gestire 3 caselle di posta andiamo in crisi e finiamo per tenerle separate per non confonderci. Vero?
Nella società di oggi un Marco che si cimenti a riconfigurare le sue caselle di posta è considerato un utente “avanzato”. Ma Marco configura le sue caselle senza pensare, come si ricorda che vada fatto o come gli suggeriscono gli amici, e finisce per sbagliare, rovinando non solo il suo sabato ma anche il suo equilibrio personale.

Siamo arrivati ad un eccesso di configurabilità che forse ha sorpassato la flessibilità mentale dell’essere umano medio, colui che nella sua giornata ha (giustamente) ben altro di cui preoccuparsi. Questo eccesso, non confondiamoci, è sì un by-product del benessere ma la non-educazione all’utilizzo porta a situazioni di vero e proprio stress fisico che si potrebbero evitare se la tecnologia venisse più abbracciata e meno temuta.

Per chi non ne volesse sapere, il consiglio più elementare è quello di usare un’ecosistema di prodotti tali per cui sia l’ecosistema stesso a gestire queste manutenzioni. Come Apple, se avete già i suoi prodotti, o Google che è completamente gratuito.

Altrimenti continueremo a chiedere al nipote della cugina in seconda del cognato di mio fratello (ora divorziato) di sistemarci il computer…

E a voi queste cose capitano?
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Giuseppe Catalfamo (@Joe_Catalfamo) si interessa di trasferimento tecnologico verso imprese e persone. Solitamente si occupa di RFId, mobile, internet e startup mentre il resto del tempo è passato a studiare tutto quello che è “cutting edge”. Docente di arti oscure, sta conseguendo un dottorato. Anche se ingegnere gestionale, gode a parlare di algoritmi e roba simile.

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