Il cibo è il combustibile degli esseri umani. Esso crea un mercato pieno di scarti, normative e distribuzioni sbilanciate per via di serie implicazioni geo-politiche. E ne siamo completamente dipendenti. Completamente.
Queste affermazioni sono solo l’introduzione di una stravagante proposta, fatta da Rob Rhinehard (24), che vorrebbe mettere fine o quasi alla parola “cibo”. Ma “Mettere fine al cibo” sembra un’affermazione priva di senso. Il piacere che ricaviamo dal cibo, soprattutto noi italiani, renderebbe impossibile anche solo concepire l’assenza di esso.
Questo però non è vero per Rob, per il quale doversi nutrire è uno grandi fastidi del genere umano. Questo fastidio era così in grande in termini di sforzo, tempo e denaro, che la routine di doversi preparare il cibo lo hanno portato a cercare un’alternativa.
Dopo essersi documentato ed aver ricercato l’insieme di sostanze non lavorate di cui il corpo aveva bisogno, ha deciso di provare a creare una sorta di beverone alimentare (che ha chiamato “Soylent”) il quale, contenente tutte le sostanze “indispensabili” per l’uomo, gli permettesse di smettere di mangiare.
Colpito dal “buon sapore” della sostanza beige e inodore da lui preparata, ha provveduto a continuare a migliorarla e ridurre sempre di più i pasti veri. Dopo essere stato male i primi giorni, per colpa di alcune sostanze non ben dosate o non ancora considerate, Rob ha anche iniziato a monitorare il suo stato di salute e dopo tre mesi di Soylent sembra essere più in forma che mai.
Del cibo vero, dice, l’unica cosa che gli manca è l’aspetto conviviale del mangiare in compagnia ma, per il resto, si ritiene disgustato di come la stragrande delle risorse cittadine, le ricerche fatte da smartphone e in generale le ossessioni delle persone, riguardino quasi esclusivamente il cibo.
Dopo aver iniziato a risparmiare tempo, soldi e sentirsi più in forma, Rob si sta attrezzando per provare a commercializzare il suo beverone. Nonostante il numero piuttosto grande di persone che si sono mostrate scettiche, le iniziative di crowdfunding hanno portato, dei 100mila dollari da lui richiesti per “attrezzare il laboratorio”, a raccoglierne quasi 800mila, una cifra incredibile sia per la somma, sia per la constatazione dell’esistenza di un così alto numero di persone che vede veramente il cibo come qualcosa di cui poter o voler fare a meno.
Sul suo blog, Rob descrive addirittura la ricetta da lui utilizzata, su cui continua ad apportare migliorie con la scoperta di possibili modifiche.
Questa idea, folle o visionaria che sia, apre comunque alcuni spunti di riflessione, diversi dal “certo che all’estero non sanno proprio mangiare” che probabilmente tutti stanno pensando a questo punto:
– è effettivamente vero che buona parte della giornata e le attività stesse di tantissime persone siano monopolizzate dal cibo, dal doverlo comprare, preparare e infine mangiarlo;
– il nostro corpo è un tempio, come dice qualcuno, ma a quanto pare l’ingegneria sta provando (e trovando) nuovi paradigmi di funzionamento quasi al pari di un computer. E proprio come un computer, possiamo aspettarci che sempre più persone provino a diventarne “hacker”, a torto o a ragione.
Se funzionasse veramente, voi contemplereste l’idea di non mangiare più e assimilare invece una bevanda alimentare come il Soylent? Che ripercussioni potrebbe avere, un’iniziativa del genere, se di successo?
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