Trascorsa qualche settimana dal primo Maker Faire di Roma, l’evento di ritrovo più importante per coloro che si considerano “makers”, Vittorio Satta ci racconta alcune delle stranezze più interessanti incontrate durante questa manifestazione. – ventuno
Rientrando da Roma, dopo aver seguito l’imponente evento che ha visto coinvolte più di millecinquecento persone provenienti da circa settanta paesi diversi, non potevo rimanere insensibile alle ventate di novità ed entusiasmo che hanno caratterizzato i 3 giorni durante i quali ho partecipato alla prima Maker Faire in Europa.
In effetti, anche la singolarità del luogo scelto per la manifestazione, e cioè Roma, ha reso ancora più allettante la partecipazione.
Il fenomeno dei Makers, originato negli Stati Uniti grazie al decisivo contributo del MIT di Boston e, più precisamente, grazie al corso universitario dal titolo “How to Make Almost Anything” di Neil Gershenfeld, si è ormai espanso in tutto il globo, dando vita ai cosiddetti makerspace, hackerspace e fablab.
Di che cosa stiamo parlando? Semplice quanto avveniristico: un nuovo tipo di plastica prodotto interamente da batteri, una macchina per riciclare la plastica di casa che può successivamente essere utilizzata come “ricarica” delle stampanti 3D, una cuffia che permette di controllare dei robot con il pensiero, occhiali interattivi capaci di videoregistrare ciò che ci si para davanti, stazioni di monitoraggio ambientale e così via.
Non si tratta più di fantascienza, anche se gli oggetti citati portano facilmente il pensiero al famoso replicatore di oggetti venuto alla ribalta grazie alla serie TV “Star Trek”, piuttosto che agli occhiali progettati da Google (Google Glasses) ma non ancora commercializzati o persino ai sogni dei più accaniti ambientalisti che, tra le altre cose, si battono per la riduzione globale dell’utilizzo della plastica.
Non sono assolutamente farneticazioni, infatti è sufficiente essere a proprio agio con l’informatica, avere alcune basi per l’utilizzo di una stampante 3D, un po’ di dimestichezza con i tipici utensili per il fai-da-te e, magari, la giusta confidenza con le schede di prototipazione low-cost come Arduino o Raspberry PI, giusto per citare le più note del momento.
Ovviamente a tutto questo va aggiunta una buona dose di creatività utile ad aprire un mondo di possibilità per il movimento di appassionati, artigiani e artisti digitali che rispondono al nome di “makers”.
Per tutti gli interessati a quanto descritto finora, l’evento tenutosi a Roma fino al 6 Ottobre, è stato un appuntamento tanto unico quanto atteso.
Il motivo è che alla Maker Faire, organizzata da Riccardo Luna e Massimo Banzi, noto alle cronache per aver avuto un eccellente passato nell’editoria il primo, co-inventore dell’Arduino il secondo, si è tenuto un impegnativo programma di work shop, incontri, convention e corsi, ma soprattutto sono stati presentati oltre trecento progetti innovativi da provare e toccare con mano.
A questo proposito non si può evitare di fare menzione dei seguenti progetti, tra i più curiosi e interessanti presentati:
1) Mind Hack Robot, la cuffia che permette di guidare con il pensiero, trasformando il cervello in una centrale di comando capace di controllare un modulo elettrico a quattro ruote.
2) Pallone Wi-Fi, un mini aerostato controllato da un’ applicazione mobile che interagisce con tre motori elettrici dedicati al movimento.
3) Dispositivo per tessuti “neuro prodotti”, acquisisce gli impulsi elettrici del cervello e li trasforma in disegni unici che vengono poi tessuti da una macchina da cucire controllata da un pc.
4) Drum Duino, un apparecchio che trasforma qualsiasi materiale in strumento da percussione e permette di registrare e modulare i suoni prodotti.
5) Perpetual plastic project, il “ricicla plastica” che lava, tritura e ricicla gli scarti plastici trasformandoli in un filamento di nuova materia prima compatibile con le stampanti 3D.
6) Intelligent Beehives, le arnie tecnologiche che permettono di monitorare lo stato di salute delle api e dell’ambiante che le circonda, collocando i risultati dell’analisi dei dati on line e permettendo un accesso ai dati in tempo reale.
7) Belluzzi Gooble Bike, la cyclette che interagisce con le strade virtuali di Google Street View, ottenuta grazie al lavoro degli studenti della scuola Belluzzi di Bologna, vincitrice del primo premio messo in palio dalla rivista FOCUS assegnato proprio durante la Maker Faire di Roma.
8) STIGglasses, la versione fai-da-te dei Google Glasses che registrano ciò che si sta guardando.
9) Ono, il pupazzo che riproduce alcune espressioni umane, è capace di reagire agli stimoli esterni e potrebbe rivelarsi un valido aiuto nei confronti dei bambini con problemi a recepire i segnali emotivi.
10) Bionicohand, la mano meccanica programmabile e adattabile agli arti amputati, personalizzabile, a basso costo e interamente riproducibile, con una buona base di elettronica, attraverso una semplice stampante 3D
11) FoldaRap, l’unica (per ora) stampante tridimensionale a basso consumo energetico e portatile, in quanto si ripone in una valigetta dopo averla adeguatamente ripiegata, è economica (il costo si aggira intorno alle seicento euro) e le istruzioni per realizzarla sono completamente disponibili sul web.
Se quanto detto ha fatto scaturire in voi tutta la curiosità che ha destato in me, il consiglio è quello di fare un salto “virtuale” nella pagina ufficiale dell’evento (http://www.makerfairerome.eu).
In alternativa l’appuntamento è per la seconda edizione che si terrà l’anno prossimo, sempre a Roma.
Per informazioni sul mondo dei makers, potete contattare il Lab#ID ( labid.liuc.it ) della LIUC – Università Cattaneo di Castellanza.
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Vittorio Satta