Come diventare manager e imprenditori grazie ai Business Game

Dopo aver parlato del perchè fare una startup, l’attenzione ricade inevitabilmente su chi deve essere il motore del cambiamento e di come può diventarlo. Il tema è quello dell’importanza delle doti imprenditoriali nei giovani e meno giovani. Sara Genone, esperta in formazione e sistemi per la didattica, ci spiega come l’università forma gli imprenditori di domani. – ventuno

di Sara Genone, con intro di Giuseppe Catalfamo

Le moderne pratiche contabili e gestionali si crede si siano affermate nel medioevo. La compononente economica e organizzativa, divenuta sempre più importante, doveva far fronte a processi produttivi e gestionali sempre più complessi. Una serie di fenomeni sociali ed economici di questo tipo favorì l’emergenza di una classe di lavoratori che sapeva gestire, e che sapeva parlare di gestione astraendo dal particolare ambito lavorativo in cui si trovavano. Questi si dicevano discorsi sul “maneggio“.
Oggi, per chi studia e pratica queste tematiche, si parla di management, che deriva dal verbo to manage, ossia gestire, coordinare.

Ma studiare ahimè non basta più.
Viviamo in un’era in cui si preparano studenti per lavori che ancora non esistono, i quali, ironicamente, hanno iniziato a studiare per lavori che al termine degli studi saranno già estinti.
Questa consapevolezza fa certamente mettere le cose in prospettiva, e poi ci si è messa pure la crisi! Ha!

Le università, ma solo quelle che vivono le esigenze dell’ecosistema imprenditoriale, provano quindi a mettere a punto tecniche di formazione innovative, che resistano all’obsolescenza dei cicli economici e che siano, a differenza dei soli libri, in grado di migliorarsi con l’esperienza.

Una in particolare di queste tecniche, piace così tanto alle aziende che molte di esse hanno iniziato a “richiederla” alle università per usarla internamente per formare gli impiegati esistenti, ma anche per fare recruiting. E’ quindi il BOOM dei Serious Game, solitamente noti come Business Game. Ma cosa li rende così speciali?

I meccanismi della competizione e del gioco applicati a contesti quali quelli lavorativi favoriscono l’apprendimento di competenze complesse di tipo mono o multidisciplinare. Nel caso dei Business Game, i partecipanti al gioco si trovano a dover gestire un’azienda simulata nella quale sono chiamati a prendere delle decisioni, verificarne le conseguenze e agire. Come nella realtà le capacità che vengono richieste per “vincere” sono legate all’analisi delle situazioni e alla presa di decisioni in tempi rapidi e soprattutto alla capacità di saper collaborare con un gruppo di pari.

Che si tratti di un manager in carriera, o di uno studente a un passo dal mondo del lavoro , la sostanza non cambia: oggi più che mai, i mercati si muovono velocemente e sono in continua evoluzione, se si vuole mantenere il passo bisogna mettersi in gioco. I Business Game prendono in parola questa necessità ed eliminano il senso figurato dal termine “gioco” per farlo diventare una vera esperienza formativa.

Oggi si ha una sola occasione. Un solo tentativo per imparare ed avere successo allo stesso tempo, e sempre meno margine per gli errori. Con questi giochi, ma che di gioco hanno ben poco, ci si trova a poter imparare dai propri errori prendendo decisioni vere, basate su dati reali, su un’azienda virtuale. Il comportamento di questa azienda è assolutamente reale, ma la componente tecnologica ci permette di imparare in quella che viene considerata una sandbox, un ambiente di sperimentazione “sicuro”.

Giocando quindi, s’impara. Anche da adulti.

Un esempio abbastanza noto è quello del Business Game “Crea la tua Impresa” realizzato dalla LIUC – Università Cattaneo, situata a Castellanza (VA). Da ben dieci anni a questa parte, l’Università promuove un metodo di didattica alternativa, organizzando il concorso “Business Game: crea la tua impresa”. L’iniziativa è rivolta agli studenti del IV e V anno delle scuole superiori italiane, in collaborazione con l’Ufficio Regionale Scolastico delle Lombardia e con il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, tant’è che il Ministero ha fatto rientrare l’iniziativa stessa in un programma per promuovere l’eccellenza nelle scuole.

Il Game consiste in una simulazione di competizione a squadre, in cui ogni squadra è una componente (un’azienda manifatturiera) di un dato mercato. La competizione è di tipo indiretto e si gioca sulla scarsità del mercato a monte (materia prima fornita) e del mercato a valle (vendita di prodotti finiti ai clienti). Tutte le squadre partecipano al gioco con pari dotazioni iniziali. L’obiettivo è massimizzare il valore dell’impresa, valutato con una opportuna funzione che considera margine operativo, politiche di assunzione, tasso di crescita degli investimenti e risultati finanziari. La simulazione è scandita in turni, ad ogni turno corrisponde un mese di attività dell’azienda. Le squadre prendono delle decisioni durante ciascun turno/mese e analizzano i risultati in quello successivo.

Ogni anno partecipano circa 1500 studenti (in crescita) provenienti da tutta Italia che si sfidano organizzati in squadre da 4/5 componenti ciascuna. Alla finale organizzata presso l’Università partecipano le prime 50 squadre classificate. Su testimonianza di molte squadre finaliste, pare che gli studenti considerino la finale a Castellanza una gita a cui ambire, e molti docenti usino le tematiche del business game per fare didattica durante l’anno scolastico.

I Prof: Al business game emergono i ragazzi con più intuito

A sostegno di questa metodologia anche un famoso proverbio ci ricorda che “se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”. Ed è proprio sulla dimensione del “fare” in termini di dovere conseguire un obiettivo, interpretare un ruolo, prendere delle decisioni e valutarne le conseguenze, che si fondano i Business Game.

Il Business Game stimola il pensiero strategico, la capacità di analisi, di sintesi e di valutazione, in una parola a prescindere dalle conoscenze economico – aziendali oggetto di studio, sviluppa competenze trasversali legate al problem solving al critical thinking e, data la sua natura digitale, anche competenze legate all’utilizzo delle tecnologie informatiche.

Questo insieme  di caratteristiche lo rendono particolarmente adatto al contesto lavorativo attuale che richiede sempre più competenze sia verticali, sia trasversali, in una prospettiva di formazione continua (life long learning) che accompagni l’individuo lungo tutta l’intera vita professionale.

È proprio il caso di dire… non si finisce mai di imparare, meglio se giocando.

Per saperne di più sui Business Game della LIUC – Università Cattaneo :
Gli articoli di VareseNews
– LIUC Business Game, creato dal CETIC

Voi lo provereste un Business Game? Lo fareste provare ai vostri figli?

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Sara Genone, laureata in Lettere Moderne, scopre la sua anima informatica lavorando come formatore in società di consulenza prima di approdare alla ricerca e alla progettazione nell’ambito della tecnologia applicata alla didattica presso il CETIC – http://cetic.liuc.it, centro di ricerca dell’Università Cattaneo LIUC.