Perdere informazioni è una seccatura, piuttosto comune, che capita a tutti. Similmente ai suggerimenti per una rete Wi-Fi protetta, Luca Massi, esperto nell’area sistemi informativi, ci descrive qualche suggerimento per essere “disaster ready“. – ventuno
di Luca Massi
Pensarci Prima!
Basta un istante. Un momento prima parli al cellulare e un momento dopo è irrimediabilmente bloccato. Il tempo di un veloce caffè in Autostrada e il tuo prezioso portatile prende il volo, insieme a importantissimi file, di cui pensavi di non poter assolutamente fare a meno. La chiavetta USB, che proprio il giorno dell’esame decide di passare a miglior vita. E che dire dell’hard disk esterno che, nel momento del bisogno, emette un sinistro rumore di ferraglia e suggerisce addirittura la formattazione?
Può sembrare una banalità ricordarlo, ma, nonostante oramai affidiamo sempre di più informazioni importanti o di elevato valore affettivo a dispositivi mobili, quasi mai prendiamo le dovute precauzioni per prevenire il loro smarrimento. Guai ai quali è oggettivamente difficile porre rimedio quando è troppo tardi.
Eppure basterebbero pochi gesti. Proviamo a ragionarci insieme.
Innanzitutto, prima ancora di qualunque azione ad alta tecnologia, come sempre dovrebbe accadere, è necessario un piccolo atto di intelligenza.
Occorre cioè rispondere con estrema sincerità e completezza alla seguente e cruciale domanda:
“Che cosa accadrebbe se, per qualsiasi motivo, non potessi più accedere a tutte le informazioni conservate in questo dispositivo?”
Bella domanda, vero? La risposta potrebbe non essere né semplice né immediata, ma vale davvero la pena di dedicarvi qualche riflessione e poi… agire!
Nelle imprese più strutturate, questa fase rappresenta di solito l’inizio di attività piuttosto complesse che prendono il nome molto efficace di Disaster Recovery:quelle attività, cioè, che sono finalizzate a garantire la continuità del business a seguito di generici eventi avversi sulle infrastrutture o sui dati. Non è certamente il nostro caso.Nel privato, infatti, possiamo avvantaggiarci di molte semplificazioni, mantenendo saldo il principio iniziale.
Naturalmente ci occorrono alcune informazioni, per poter prendere le dovute contromisure.
Ad esempio un cellulare può contenere dati nella propria memoria, ma anche nella SIM, così come le nostre foto potrebbero essere state salvate in una schedina SD interna allo smartphone.
Probabilmente il disco rigido di un portatile guasto può essere ancora letto, da un amico smanettone o alla peggio da una società specializzata. Ma in caso di furto o smarrimento?
Ecco allora il secondo consiglio: meglio prendere le contromisure più efficaci, in grado di metterci al riparo da ogni conseguenza. In pratica, il nostro piccolo piano domestico di “Disaster Recovery”.
Ecco qualche consiglio in ordine sparso:
- Ogni cellulare ha un suo software di backup più o meno evoluto. Usiamolo, spesso. In aggiunta, i grandi vendor, mettono a disposizione servizi cloud di sincronizzazione, come ad esempio iCloud o Google Drive, in grado di conservare una copia aggiornata dei vostri dati, al sicuro nei loro data center. Non ignoriamoli. Fosse anche solo per salvare la rubrica dei contatti.
- Impariamo ad utilizzare i servizi cloud gratuiticome i celeberrimi DropBox, Google Drive, o i meno noti, ma non meno efficaci, Box.com(che offre anche la crittografia), Sky Drive, Wuala, i servizi di Amazon e Microsoft. Solo per fare alcuni nomi. . Almeno 5 Gigabyte di spazio cloud, sempre disponibili, accessibili ovunque ci sia una connessione a Internet. Servizi oramai irrinunciabili per molti,. Sconosciuti per moltissimi.
- Prendiamo l’abitudine di effettuare un salvataggio fisico dei files più preziosi. Ricordiamo che anche chiavette ed Hard Disk esterni possono guastarsi o essere smarriti/danneggiati. Qualche volta una buona copia su un DVD è la soluzione più economica ed efficace, specialmente quando parliamo di dati statici come ad esempio fotografie o musica.
Per qualche anno saremo a posto, ma non dimentichiamoci che i supporti oggi considerati standard potrebbero non rimanere leggibili in eterno (pensiamo per esempio ai floppy disk o ai video CD). - Invece dei soliti hard disk esterni di primo prezzo, valutiamo l’acquisto di piccoli NAS domestici con la possibilità di ospitare più dischi ridondati, in grado cioè di sopportare anche la rottura di uno di essi senza danno per le informazioni contenute. A fronte di un piccolo investimento, offrono un elevato livello affidabilità e, spesso, funzionalità. Come dei veri e propri server casalinghi per la condivisione di musica, foto, film.
- Facciamo attenzione anche alla nostra privacy. Valutiamo non solo le conseguenze della perdita dei dati, ma anche della loro possibile diffusione a terzi malintenzionati. Girare il mondo con il portatile zeppo di fotografie, documenti personali, dati bancari, mail e tutto il resto, può non essere una buona idea. Se usiamo supporti mobili, che possono essere condivisi, valutiamo di proteggere con password i nostri files più riservati. Se l’applicazione non prevede la protezione è sempre possibile utilizzare, ad esempio, un compressore di file con opzione password o programmi analoghi. Valutiamo, in generale, le opzioni di crittografia parziale o totale dei dati che molti produttori di sistemi operativie software mettono a disposizione.Tenendo, però, presente le limitazioni alla “comodità” che esse inevitabilmente impongono.
- Non sottovalutiamo le procedure di recupero password che i più diffusi servizi online ci garantiscono. Possono esserci di grande aiuto nei momenti di difficoltà. Facciamo mente locale su quale indirizzo mail abbiamo fornito, se siamo in grado di consultarlo via web (conosciamo la password?) in qualunque momento:in viaggio o all’estero, senza il tablet o lo smartphone. Ci ricordiamo le risposte alle domande segrete?
- Ricordiamoci che la prima sicurezza la fanno le persone, con i propri comportamenti. Dedichiamo qualche minuto del nostro tempo a proteggere i nostri dati. Proteggeremo di conseguenza anche il nostro lavoro e la nostra serenità.
E voi come salvate i vostri dati?
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Luca Massi